La mossa del ronzino. Tabacci “iscrive” Draghi alla sinistra: «Al voto con lui a guida dei progressisti»

19 Lug 2022 10:21 - di Giacomo Fabi
Tabacci

Finalmente uno che vien fuori allo scoperto. Meglio lui, cioè Bruno Tabacci, di tanti sepolcri imbiancati che si riempiono la bocca con parole come “democrazia“, “bipolarismo“, “volontà popolare” per poi tifare per lo stallo a maggior gloria delle soluzioni tecniche. Tabacci no. Fosse per lui, come ha raccontato in un’intervista alla Stampa, il premier Draghi andrebbe messo in campo sin da ora affidandogli la guida dello schieramento progressista. Ma lasciamo parlare il sottosegretario. «Se si andasse a votare – argomenta -, il centrosinistra dovrebbe presentarsi con una largacoalizione dichiarando fin da subito che, se vincesse, l’unico premier possibile sarebbe Mario Draghi». Viva la sincerità.

Tabacci intervistato dalla Stampa

E, visto che si trova, Tabacci traccia anche l’identikit dello schieramento dei suoi sogni. Inutile, forse, rimarcare che, seppur con etichette nuove, si tratta del solito caravanserraglio di sempre, tipo Ulivo o Unione prodiana. «Ci vorrebbe uno schieramento ampio di centrosinistra – spiega –, che si ispiri ai progressisti, agli ambientalisti, alle forze più responsabili del Paese, ben rappresentate dall’appello dei sindaci. E che guardi all’asse atlantico come punto di equilibrio dell’assetto mondiale. Con in cima al programma l’attuazione del Pnrr, una grande sfida che ci tiene impegnati per quattro dei cinque anni della prossima legislatura».

L’ex-dc sogna la riedizione dell’Unione prodiana

Vaste programme“, direbbe De Gaulle. «Si tratta di organizzare una coalizione ampia – prosegue Tabacci –, senza il partito di Conte, con la forza di Di Maio e una parte rilevante di quella storia del Movimento. Con i partiti di area progressista e con le forze che ambiscono a superare lo sbarramento al 3 per cento di questa legge elettorale. E perché no, se convinti, anche alcuni ministri del centrodestra. O chi ne sia già uscito come Toti, non attratti dal rapporto con Salvini, che si considerano draghiani a pieni carati». All’appello di Tabacci, insomma, non mancherebbe nessuno. Tranne quei quattro gatti che forse vinceranno le elezioni, quando finalmente ce le faranno fare.

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