In economia bisogna essere “italianisti”: basta regali alla Russia e alla Cina

23 Lug 2022 14:57 - di Antonio Saccà
Russia Cina

Non abbiamo tentativi di decifrazione teorica sul momento sociale ed economico che stiamo sopportando. Ma è necessario che si dia campo a formulazioni interpretative. Diversamente avviene quel che accade, professioni di appartenenza (europeisti,atlantisti, filocinesi, filorussi, vaccinisti, svaccinisti), dicotomie di una logica amebica, immune da complessità, ma di immediatezza facilona. Difficilmente la realtà si combina in modi così schematizzati, ed è appunto la complessità che impegna o dovrebbe impegnare. Al dunque: dove ci volgiamo, a quale società? Ho scritto in alcuni articoli che ci orientiamo, anzi già siamo in una società disorientata, “anomica”, con perdita accresciuta di definibiità in ogni espressione: dalla sessualità, all’alimentazione, persino al lavoro,  già essenza dell’uomo, e che  verrà sostituito dalle macchine intelligenti.

Se Russia e Cina danneggiano la nostra economia

Vi è un altro  aspetto cruciale che sta pervenendo alla auto contraddizione, alla indecifrabilità, appunto all’anomia. Pongo la questione: stiamo difendendo le società capitaliste, l’imprenditorialità, la concorrenza, il libero mercato mondiale, i costi comparati, i prezzi stabiliti dalla concorrenza? Il capitalismo “classico” è questo: costi comparati, commercio mondiale, valore secondo il lavoro, prezzi in relazione alla concorrenza ed ai costi di produzione. Di tutto questo si sta facendo terra spianata. Dazi, prezzi posti coattivamente, eliminazione della concorrenza, fine dei costi comparati con aree chiuse, riservate…E siffatta alterazione del capitalismo “classico”(Smih, Ricardo) per difendere le nostre economie , in specie la statunitense, che scorazzerebbero al riparo dalla concorrenza russo-cinese. E’ la vita! Il legittimo ricorso a mezzi difensivi. Se Russia e Cina danneggiano le nostre economie, è giustificato difendersi.

Basta regali (agli altri)

Tuttavia c’è un  rischio : che i nostri costi crescano rendendo non competitiva l’intera economia pseudocapitalistica occidentale. Un vero regalo. Agli altri. Stiamo suscitando una sconfinata area esterna all’Occidente che attrarrà gran parte del pianeta; perché consente scambi vantaggiosi. Il caso dell’India è statuario. E’ una democrazia occidentale ma commercia intensamente con la Russia. Perché? Perché le conviene!  Credere di risolvere la faccenda in quanto si ha o si ritiene questo o quell’uomo politico considerabile, fa scena nella resa delle comunicazioni. Senza alcuna risultanza utile. Si tratta di decidere che forma economica dare al nostro sistema. Al momento è confusionario e nemico di se stesso. E le capacità individuali, posto che vi siano, si scontrebbero con scelte di sistema confuse. Che non vengono messe in dubbio!Dannose, anche. Non è sensato attuare misure che favoriscono i “rivali” come sta avvenendo.

Russia e Cina stanno attraendo paesi rilevantissimi perché offrono materie prime e merci convenientissime dovute proprio alle nostre sanzioni. Visto che noi sanzioniamo, Russia e Cina vendono altrove a minor costo, e noi acquistiamo  altrove a maggior costo. Assurdo, la questione andrebbe ragionata. Stiamo sbagliando? No? Si? Forse?  Domande  si pongono anche sul conflitto bellico. Continuando come attualmente facciamo, la guerra è perduta. Vogliamo trattare?Vogliamo allargare, allungare, potenziare il conflitto? Indispensabile essere leali con la gente, e l’occasione elettorale è decisiva. Una delle ragione che ha posto motivo della chiusura del governo consiste in un disagio dell’opinione pubblica appunto sulle sanzioni e sulla guerra. Se vi sono ragioni e vantaggi bisogna evidenziarli.

La peggiore delle soluzioni

Altrimenti grandissima parte della popolazione non si affiderà alla politica. E paradossalmente ricorriamo alla peggiore (non) soluzione, il non politico. Non soluzione. Perché il non politico, non risponde all’elettore, finendo avversato dai partiti. Torniamo ai partiti ed alla politica. Allora: idee nettissime sulle sanzioni e sulla guerra. Tenendo conto che non è sufficiente dirsi europeisti, atlantisti se non ci diciamo, e siamo, soprattutto “italianisti”.

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