Fedele Confalonieri si schiera con la Meloni: “Il mio consiglio a Berlusconi è di puntare su di lei”

18 Lug 2022 7:56 - di Lucio Meo

E’ un’intervista a tutto campo quella che Aldo Cazzullo ha realizzato oggi sul Corriere della Sera a Fedele Confalonieri, storico manager di Mediaset, uomo legatissimo da vincoli di amicizia e professionali a Silvio Berlusconi, oltre che esponente dell’elìte culturale milanese. Tra ricordi personali, politici e professionali, Fedele Confalonieri (nella foto in alto con il Cavaliere in una conferenza stampa del  ’95 su Mediaset) trova anche il tempo per un’incursione nelle vicende del centrodestra, suggerendo al suo amico Berlusconi di puntare tutto sulla leadership di Giorgia Meloni, sulla quale esprime giudizi più che lusinghieri.

La Milano di Indro Montanelli

I suoi ricordi iniziano con un grande milanese come lui, Indro Montanelli: “Noi abbiamo salvato il Giornale, che aveva perso i tre miliardi di pubblicità garantiti da Montedison. Quello è il momento in cui Berlusconi comincia a fare politica, a modo suo, negli anni bui del terrorismo. A Montanelli davano del fascista; in realtà sul Giornale scriveva il meglio della cultura liberale europea, Bettiza, Frane Barbieri, Aron, Borges, Ionesco, Fejto. E Silvio lo aiuta, all’inizio lasciando le azioni ai fondatori. Aiuta don Giussani e i giovani ciellini, che all’università prendevano un sacco di botte dagli estremisti di sinistra. Su richiesta di Tognoli, Berlusconi rilancia il teatro Manzoni, comincia con l’Amleto di Lavia nella versione lunga quattro ore, dice ai milanesi: basta coprifuoco, ricominciate a uscire la sera. E poi le tv. E il Milan”.

Montanelli però nel 1994 l’avete mandato via, gli fa notare Cazzullo: “È il mio cruccio. Lui e Silvio erano due primattori. Se li avessi riuniti attorno a un tavolo, forse sarei riuscito a trattenere Indro. Anche su Craxi c’era stata una discussione dentro il Giornale: Bettiza voleva appoggiarlo; Montanelli invitò a votare Dc”.

La stima per Craxi e i dubbi sul Draghi guerrafondaio

Si passa al ricordo di altri leader a cui Confalonieri era vicino, come Bettino Craxi, fino a Draghi, sul quale Confalonieri non si esprime positivamente, almeno sulla guerra: “Meglio che resti. Certo, non è bello che un Paese sia commissariato; ma è il destino di chi ha troppi debiti. Però non mi piace la linea di Draghi sulla guerra, sulle armi. Noi siamo un popolo di santi e di navigatori; non di guerrieri… L’Occidente avrebbe dovuto fare di tutto per evitarla. Un Kissinger l’avrebbe evitata; Biden non è all’altezza. Johnson pareva la caricatura di Churchill. Avremmo bisogno di grandi diplomatici, che non ci sono. Portare la Nato fin quasi alle frontiere russe è stato un errore.
Tutto mi sarei atteso dalla vita, tranne che dar ragione a Santoro”.

Il primo incontro di Confalonieri con l’amico Silvio

Confalonieri difende poi l’amico Dell’Utri, “sono certo che sia innocente”, e ricorda il suo primo incontro con Berlusconi: “All’oratorio. Avrò avuto dieci o undici anni. Chi portava il pallone faceva le squadre. Silvio portò il pallone. Lo ritrovai a scuola dai salesiani, lui era un anno avanti. Andavamo a vedere il Milan di Nordahl, con suo padre: tram fino a piazzale Lotto; poi una bella scarpinata verso San Siro. Cominciammo a suonare insieme”. E Gianni Letta? “Per dieci anni è stato il vero copresidente del Consiglio. Silvio esercitava la sua passione per la politica estera, in cui è bravissimo, pensi a Pratica di Mare, o a quando ammansì Gheddafi; e Letta governava. Poi certo, Gianni è molto Roma: Quirinale, Vaticano, ambasciate Io sono un milanese”. Ed è considerato filoleghista. “«Io sono filoleghista. Bossiano. L’unità d’Italia è stata un errore. Pensi alle guerre d’indipendenza: nella prima Carlo Alberto parlava francese; la seconda è una vittoria di Luigi Napoleone; nella terza ci affondarono la flotta a Lissa Perché la Marsigliese e God save the Queen emozionano più dell’inno di Mameli?”.

Fedele Confalonieri e il consiglio sulla Meloni a Berlusconi

Si passa all’attualità, alla Lega di oggi: “Salvini mi è simpatico. Ha fatto risorgere la Lega. Ma ora dà l’impressione di parlare tanto e girare un po’ a vuoto“. Quindi la Meloni. “Mi piace molto – dice Fedele Confalonieri – da ragazza era pure lei un po’ fascistina; però adesso che le puoi dire? Ci proveranno, la attaccheranno. Ma se dovessi dare un consiglio a Silvio, gli direi di puntare sulla Meloni. È lei che può riportare il centrodestra a Palazzo Chigi“.

E Berlusconi? “Io nel Silvio delle origini vedevo una punta di populismo: quel rifiuto del teatrino della politica, che un po’ è stato anche dei Cinque Stelle. Oggi Berlusconi dice tutte cose giuste: l’Europa, l’atlantismo, la moderazione. Ma ai poveri chi pensa? Ai ragazzi che non trovano lavoro e vanno all’estero? Agli italiani impoveriti dall’inflazione? La verità è che sarebbe il momento di fondare un grande partito conservatore, che vada da Gianni Letta e dalla Ronzulli, la nostra donna forte, sino a Salvini e alla Meloni”.

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