De Benedetti invoca l’ammucchiata da Letta alla Gelmini contro le destre: “Come il Cln contro Mussolini”

27 Lug 2022 9:07 - di Gabriele Alberti
De Benedetti

«Corriamo il pericolo più grave nella storia della Repubblica». L’esordio dell’intervista rilasciata da De Benedetti al Corriere della Sera è tutto un programma. Quel che segue è anche peggio. Il “fascistometro del 27 luglio inizia con un bombardamento contro il centrodestra a trazione Meloni dell’editore del Domani. Che da giorni sta collezionando edizioni e prime pagine che prefigurano l’apocalisse che sta per abbattarsi con la quasi certa vittoria del centrodestra alle urne. Persino Aldo Cazzullo, autore dell’intervista all’ingegnere chiede lumi su questa affermazione apodittica: Addirittura, ingegner De Benedetti?

“La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe”

La risposta è ancora più eloquente dell’affermazione: «Mai finora avevamo vissuto il rischio di uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze storiche. Neppure nel 1948». Da quella data ad oggi -si legge-  «La linea era tracciata: c’era stata Yalta; poi ci sono stati i trattati di Roma che hanno creato l’Europa. L’Italia è stata messa sui binari. Ora, per la prima volta, rischia di deragliare». L’analisi è ruvida e significativa sia del termometro politico in ebollizione per la certezza della sinistra di perdere; sia dei toni grezzi dispensati per delegittimare destra e centrodestra: «La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe».

“Berlusconi non c’è più, ci sono le sue badanti”

E quando si fa notare a De Benedetti che nella coalizione “c’è pure Berlusconi”, lui va giù pesante. «Destra- ripete-. Berlusconi non c’è più. Ci sono le sue badanti, che rispondono a Salvini. E c’è la Meloni. Ha visto il suo discorso in Spagna, dai franchisti di Vox?».

De Benedetti: “La nostera destra è fascista e nazionalista”

Ritorna nell’immaginario sconclusionato e romanzesco della narrazione di questi giorni: il fatidico intervento della leader di FdI in Spagna. De Benedetti rilancia questa narrazione con un’analisi che fa rabbrividiere. Espressa questa sì con rara violenza: «I toni erano inequivocabilmente e tecnicamente fascisti. Del resto la sua storia, la sua cultura è quella. Ma i contenuti sono anche peggio».

De Benedetti: “Questa destra va fermata”

Una collezione di frasi ad effetto: «Con questa destra tutto è a rischio, anche il Pnrr. Bruxelles, Parigi, Berlino ci frapporrebbero ogni sorta di ostacolo, per evitare il contagio. Si ricordi che in Germania hanno Alternative für Deutschland. In Francia Marine Le Pen è al 42% e ha portato novanta deputati all’Assemblea Nazionale. Poi c’è l’America». Una visione più nera e romanzesca di quella che ci offre il romanziere Berizzi che ogni giorno regala ai lettori una puntata del “romanzo criminale” della destra italiana.

“Un fronte repubblicano da Letta alla Gelmini: entrare in una logica da Cln”

“Questa destra va fermata”, ripete ossessivamente nell’intervista. Come? Costruendo “un fronte repubblicano, con un programma marcatamente riformista”. Con dentro tutto e il suo contrario. Un fronte “da allargare il più possibile”. Non si è accorto, De Benedetti”, dei casini inenarrabili in cui versa questa Armata Brancaleone 2.0 che si tenta di allestire per la crociata anti-destre? Evidentemente no. Nella chiamata alle armi del   fronte repubblicano dovrebbero entrare «tutti. Letta, Renzi, Calenda, Speranza, Brunetta, Gelmini…». E anche i Cinquestelle. Il motivo è imbarazzante: «Perché dobbiamo entrare in una logica di Cln. Nel Comitato di liberazione nazionale c’erano tutti, comunisti e monarchici, azionisti e cattolici: perché bisognava combattere un nemico comune, Mussolini».

Il fattore M

Ecco il fattore M. Al che Cazzullo tenta: Ingegnere, oggi in Italia non c’è Mussolini. De Benedetti replica: «Certo che no. La storia non si ripete mai due volte. La Meloni e Salvini non ci metterebbero in camicia nera. Ma metterebbero a rischio la democrazia, l’Europa, i nostri valori. E isolerebbero l’Italia. Proprio come fece Mussolini».

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