Corruzione a Terracina: arrestata la sindaca (FdI) ed altre 7 persone. Giustizia ad orologeria?
L’esperienza insegna che, spesso, inchieste che cominciano tra i bagliori dei flash e dei titoli ad effetto finiscono poi in sentenze assolutorie che nessuno registra. Non abbiamo tuttavia elementi per prevedere che finisca così anche lo tsunami giudiziario che a Terracina ha decapitato la giunta e condotto ai domiciliari la sindaca (FdI) Roberta Tintari ed altre sette persone tra amministratori e pubblici funzionari. In compenso, possiamo già azzardare che l’applicazione delle misure cautelari disposte dal gip su richiesta della Procura di Latina appaiono a dir poco esagerate. Almeno se riferite non tanto ai capi d’imputazione quanto alle condotte concretamente tenute dagli indagati. Il titolo di reato, si sa, impressiona sempre. Ma il cronista deve saper guardare oltre e attagliare il violato articolo del codice penale ai comportamenti concreti. Messa così, la responsabilità assume luce diversa.
Ai domiciliari la sindaca di Terracina Tintari
Basta, ad esempio, a configurare il reato di corruzione l’accettazione di un’utilità o della sua semplice promessa. Ma se, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, quel che ha accettato un dirigente del Comune di Terracina consiste nel «pagamento di un pranzo» e nella «offerta di una giornata in un camping a Ferragosto», far scattare le manette dovrebbe diventare un po’ più arduo. Lungi da chi scrive l’intenzione di defilarsi lungo la scorciatoia di Checco Zalone di Quo Vado. Ricordate? Nei panni di addetto all’ufficio Caccia e Pesca rispondeva con un convinto «è educazione» a chiunque gli chiedesse se regalargli un paio di quaglie appena impallinate in cambio della licenza configurasse «corruzione» o «concussione». Ma indagare a piede libero quel funzionario, proprio no?
Indagato l’eurodeputato Procaccini
Ironie a parte, chi indossa una toga non deve mai dimenticare il principio di proporzionalità tra offesa arrecata e sanzione irrogata. Vale anche per l’ex-sindaco di Terracina e oggi eurodeputato FdI Nicola Procaccini, indagato per aver imposto «con tono autoritario» ad una dipendente di velocizzare il disbrigo di un’autorizzazione «minacciandola che avrebbe assegnato la pratica ad altro funzionario». Capito che roba? E vogliamo stupirci se il diretto interessato si è detto «sereno»? E chi non lo sarebbe con questo po’ po’ di minacce? Infine, la giustizia ad orologeria. Già, è difficile non correlare gli arresti di Terracina contro esponenti di FdI alla crisi di governo in atto e alle elezioni che ne potrebbero venire. Palamara insegna che quando di mezzo c’è il centrodestra, coltivare il sospetto è cosa buona giusta. Meditate, gente, meditate.