Travaglio processa Di Maio: “Un disallineato che disorienta gli elettori”. Conte uno statista?

17 Giu 2022 10:24 - di Stefania Campitelli

Radiografia di un mediocre pericoloso. Potrebbe riassumersi così l’editoriale di Marco Travaglio che oggi sul Fatto quotidiano mette al tappeto Luigi Di Maio. Colpevole da anni, secondo il giornalista giustizialista, del declino dei 5Stelle, ormai ridotti al lumicino.

Travaglio all’attacco di Di Maio: ha sbagliato tutto

L’articolo è un attacco puntuale che parte dalla citazioni di alcune perle del ministro degli Esteri. “Il nostro elettorato è disorientato e non ben consapevole di quale sia la visione”, riporta Travaglio che sulle prime si dice d’accordo. Ma poi gli attribuisce ogni male e incoerenza possibili. “Basti pensare che c’è un ministro M5S che, mentre la base respira di sollievo per la vittoria di Conte al Tribunale di Napoli, si affretta a riaprirgli la guerra in casa. E a regalare ai media il pretesto per parlare di nuovi casini interni. Anziché di salario minimo e stop al riarmo”.

Il ministro degli Esteri disorienta gli elettori

Ma gli errori imperdonabili di Giggino non finiscono qui. Il direttore del Fatto si esibisce in un vero e proprio  dossieraggio. Arte di cui è maestro come ha dimostrato per anni nella sua battaglia contro Berlusconi. È sempre Di Maio a disorientare gli elettori sui due mandati. “Da noi c’è una regola. Dopo due mandati, a casa. Non solo per la corruzione, ma per la perdita di entusiasmo. Perciò ci votano: siamo persone serie”, citazione del febbraio 2017. “La regola dei due mandati non si tocca, né quest’ anno né il prossimo né mai”, citazione del dicembre 2018.

Dagli applausi ai gilet gialli al feeling con Macron

“Di Maio aggiunge – riporta Travaglio – che gli elettori sono molto disorientati per l’ambiguità sulle alleanze internazionali. Sante parole: deve avercela con l’ex capo politico. Che nel 2019, da ministro e da vicepremier, abbracciava i Gilet gialli e ora si scappella ai piedi di Macron”. I poveri grillini, insomma, sono disorientati. Ma non dall’ambigua e incerta linea politica dell’ex avvocato del popolo. Che non ne azzecca una (ma di questo non parla). La colpa è di Di Maio. Che oggi è per l’invio di armi e in passato è stato il paladino del pacifismo arcobaleno. Che prima criticava l’ex governatore della Bce e oggi è il primo entusiasta sostenitore di Mario Draghi.

L’ex capo discute della sconfitta allo specchio

“Queste magliarate”, incalza Travaglio per difendere Conte, “può farle solo quell’ex capo politico disallineato. Che il 15.4.18 condannò il raid missilistico di Usa, Uk e Francia contro la Siria. Da applausi poi le parole di Di Maio sull’assenza di un organo democratico del M5S per discutere la sconfitta alle Comunali. Ma, più che a Conte, la polemica pare rivolta a quell’ex capo politico che, mentre il M5S crollava dal 33 al 17%, ne discuteva nella sede più democratica mai vista: lo specchio. Che, quando non è in pizzeria con Giorgetti, comizia con la signora Mastella. È una fortuna, per Di Maio, che quel capo politico si sia dimesso: sennò l’avrebbe già espulso da un pezzo”.

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