Referendum, Salvini: «Si va senza mascherina ovunque, ma non si può votare? Faremo ricorso»

7 Giu 2022 10:00 - di Eleonora Guerra
referendum mascherina

«C’è un clima di censura, un bavaglio e un furto di democrazia sui referendum sulla giustizia che è una vergogna internazionale»: all’indomani della scoperta del fatto che il 12 giugno si dovrà indossare la mascherina per poter esercitare il diritto di voto Matteo Salvini annuncia che «faremo ricorso». «Ci sono le feste del Milan, il concerto di Vaco Rossi con 100mila persone, puoi andare dove vuoi senza mascherine e domenica, con 40 gradi, senza mascherine non ti fanno votare. È una follia», ha aggiunto il segretario della Lega, intervistato a Mattino 5.

La mossa del duo Speranza-Lamorgese

Il primo a lanciare l’allarme è stato Claudio Borghi, dopo averlo scoperto dal vademecum per i rappresentanti di lista leghisti. L’obbligo è previsto da una circolare emanata a inizio maggio dai ministeri della Salute e dell’Interno, insomma dal duo Speranza-Lamorgese. «E se uno non ce l’ha che fa, non vota? Ma siete pazzi», ha scritto su Twitter il deputato della Lega, accendendo i riflettori su una circostanza che, in effetti, a mascherine ormai pressoché in disuso, rischia di spiazzare molti italiani e di impedire loro il diritto/dovere di esercitare il voto.

Al voto con la mascherina: un altro colpo al referendum

A ritenere che proprio questo possa essere il fine ultimo della mascherina obbligatoria per votare non ci sono solo i promotori dei referendum, ma anche diversi osservatori che a loro volta sospettano che si tratti di un ulteriore tassello del boicottaggio generale di certa politica nei confronti del referendum sulla giustizia. «Quale pericolo di diffusione del virus ci sia in aule che saranno molto probabilmente con le finestre aperte, vista la temperatura estiva, e frequentate contemporaneamente da sole quattro o cinque persone, non è dato sapere», scrive Maurizio Belpietro, in un lungo editoriale intitolato «Per blindare la casta dei giudici mettono il bavaglio pure alle urne».

Belpietro: «Scelta dettata da ciniche necessità politiche»

Ricordando che ormai la mascherina non si usa più neanche in discoteca o sui treni a bassa percorrenza, ben più affollati dei seggi elettorali, il direttore de La Verità sottolinea quindi che «anche non entrando nel merito delle molte incongruenze delle misure prese da Speranza, resta il fatto che l’obbligo di presentarsi con naso e bocca coperti non può essere dettato da esigenze mediche a scopo preventivo, bensì da più ciniche necessità politiche per scoraggiare ancora di più la partecipazione degli italiani all’appuntamento referendario», per il quale per altro «la stragrande maggioranza degli elettori neppure sa che domenica si vota».

Storace: «Circola una qualche allergia al voto popolare»

A mettere in fila i vari «tentativi di sabotaggio dei referendum sulla giustizia» ci ha pensato poi Francesco Storace su Libero, sottolineando che l’esercizio «diventa francamente nauseante». Si parte da «una glaciale carenza informativa sul voto che riguarda decine di milioni di cittadini italiani», si passa per la scelta di far votare solo la domenica e si arriva alla mascherina, con in mezzo tutta una serie di esternazioni pubbliche più o meno sconcertanti di esponenti della sinistra politica e mediatica sul perché non si dovrebbe andare a votare e rispetto alle quali va di pari passo il silenzio dei vertici del Paese, dal premier al presidente della Repubblica, sull’importanza dell’esercizio di voto. «Circola una qualche allergia al voto popolare dalle parti di Palazzo Chigi, al cui cospetto non si sono mai dovuti inchinare», scrive Storace, sottolineando che anche «al Colle non è che si stiano sbracciando nel nome della democrazia».

 

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