Lega, i fedelissimi di Salvini al contrattacco: «Colpa dei ministri se perdiamo consensi»

3 Giu 2022 10:37 - di Sveva Ferri
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Il viaggio a Mosca inasprisce le tensioni nella Lega, dove i fedelissimi di Matteo Salvini alzano il tiro contro ministri e governisti, accusati non solo di non sostenere come si dovrebbe il segretario, ma anche di essere causa diretta del calo di consensi del partito. «Quando Salvini era al governo abbiamo raddoppiato i voti, da quando ci sono loro li abbiamo dimezzati e se i sondaggi sono quelli che sono è soprattutto colpa loro», sono state le parole di «un parlamentare di prima fila».

I fedelissimi di Salvini al contrattacco: ministri della Lega nel mirino

A ricostruire quello che sta accadendo nel Carroccio è stata La Stampa, dando conto del «contrattacco» dei fedelissimi. Salvini, vi si legge, continua ad attenersi alla regola aurea della Lega di Bossi per cui «non si attaccano gli altri leghisti». Intorno a lui, però, sembra andare diversamente, con i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia messi sul banco degli imputati da parte degli ambienti più vicini al leader.

L’accusa: «Pensano più al governo che al partito»

L’accusa è quella di preoccuparsi più dell’esecutivo che del partito e di darsi contestualmente da fare per indebolire il segretario, con l’obiettivo di dar vita a una Lega desalvinizzata, che guarda all’Europa ed è «pronta a raccogliere – scrive Francesco Oliva che firma il retroscena – l’eredità di Forza Italia». In questo contesto, l’irrigidimento dell’ala governista rispetto alla volontà di Salvini di andare a Mosca, con tanto di richiamo di Giorgetti a «concordare con il governo», si connota solo come un ultimo episodio. Prima c’erano stati la gestione del Covid e più di recente la questione delle concessione ai balneari, con un emendamento di Garavaglia che sapeva più di linea del governo che di linea della Lega.

Salvini fatto passare come «isolato e incoerente»

«In un governo politico, come il Conte 1, un ministro può disinteressarsi del partito. Ma in un esecutivo come questo il loro ruolo deve essere portare la linea del partito nel governo e non il contrario. Il risultato è che abbiamo perso tanti consensi, e che, come nel caso del Green Pass, è stato fatto passare Salvini come isolato e incoerente», ha commentato Claudio Borghi, i ministri, invece, si legge nell’articolo «evitano di rispondere ad accuse che, per ora, non sono formalizzate», sottolineando comunque che «è illogico contrapporre la fedeltà a Draghi con quella a Salvini e che in questo periodo di crisi ognuno debba fare la sua parte, ovvero lavorare sui dossier, senza cercare polemiche».

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