La doppia morale di “Repubblica”: i voti a Lagalla sono “mafia”, quelli a Orlando erano “riscatto”

15 Giu 2022 11:31 - di Marzio Dalla Casta
Lagalla

Dire “Repubblica” (quotidiano) e dire “doppiopesismo” è mera tautologia. Il “doppiopesismo“, versione aggiornata dell’antica doppia morale, consiste infatti nel giudicare in maniera opposta situazioni simili. I più pragmatici lo traducono con “ai nemici la legge si applica, per gli amici s’interpreta“. Convenienza vs convinzione, insomma. Una specialità nella quale il quotidiano di Largo Fochetti non teme rivali. La conferma (l’ennesima) proprio oggi in un reportage sulle elezioni a Palermo, subdolamente sintetizzato nel titolo di prima pagina: «Lagalla (Roberto, nuovo sindaco di centrodestra, ndr) fa il pieno nei quartieri della mafia». Parliamo dei rioni BrancaccioZen, rispettivamente seconda e sesta circoscrizione elettorale.

Il neo-sindaco Lagalla di Palermo nel mirino del quotidiano

Brancaccio è la culla dei Greco, dei Contorno, degli Inzerillo, praticamente il gotha della mafia storica poi violentemente soppiantata dai viddani corleonesi di Totò Riina. Ma neanche lo Zen scherza, per quanto qui a farla da padrone siano soprattutto degrado e povertà, spesso l’humus più propizio per il radicamento della mala pianta criminale. Proprio in queste due lande disperate  – informa con affettata preoccupazione Repubblica – Lagalla ha mietuto consensi. Da qui il reportage con annesso titolo. Peccato che analoga analisi ci sia stata negata quando analogo trionfo registrò cinque anni fa in quegli stessi quartieri un professionista dell’antimafia come Leoluca Orlando Cascio, il politico che per ben cinque volte ha conquistato lo scranno più alto di Palazzo delle Aquile.

Reportage sui consensi raccolti nei quartieri Zen e a Brancaccio

Stessi voti, stessi rioni, ma non stesso giudizio da parte del solito quotidiano. E si capisce: Orlando è il sindaco della cosiddetta Primavera palermitana e, quel che più conta, è nell’elenco degli amici di Repubblica. Il che basta e avanza a farne un novello Re Mida che trasforma in oro persino la merda mafiosa. E, quindi, se a sbancare elettoralmente a Brancaccio e Zen è lui (orlandiani erano Mario Greco e Michele Maraventano,  rispettivi presidenti delle due circoscrizioni), quei voti segnalano una sana “volontà di riscatto“. Se invece a raccoglierli è Lagalla, è complice di Cosa Nostra. Così va il mondo, anzi l’Italia. Alla cui credibilità arreca probabilmente più danni la faziosità di certi giornali che l’insipienza di certi politici.

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