Convegno Ecr sul Terzo settore: nessuno può più negare la dimensione sociale ed etica della destra
I grandi giornali certamente non ne parleranno, ma il convegno organizzato dall’Ecr Party (il Partito conservatore di cui Giorgia Meloni è presidente) sul Terzo settore è stato un fatto politico importante. In quest’ultimo fine settimana a Roma tutto il variegato mondo dell’associazionismo e del volontariato ha sfilato nelle sale dell’Hotel Massimo d’Azeglio per confrontarsi con la destra politica italiana ed europea, anche grazie al supporto tecnico e culturale dell’Asi (Associazioni Sportive e Sociali Italiane), la principale rete associativa di centrodestra presieduta dal senatore Claudio Barbaro.
Il mondo del Terzo settore riunito da Ecr e Asi
C’erano veramente tutti: dall’Arci, rappresentata dallo storico ex-presidente Giampiero Rasimelli e dalla responsabile del Terzo Settore Francesca Coleti, alle Acli, con il presidente dell’Unione sportiva Damiano Lembo, passando per Terzjus, l’Osservatorio guidato da Luigi Bobba, il sottosegretario del Pd “padre” della riforma sul Terzo settore, alla portavoce del Forum Vanessa Pallucchi, al presidente dello Uisp, Tiziano Pesce, al dirigente dell’Mcl Giancarlo Moretti, ai rappresentanti di Legacoopsociali, di Federsolidarietà, di Anpas e di Auser. Notevole anche la rappresentanza del mondo associativo vicino a Fratelli d’Italia, guidato dal responsabile del Terzo Settore del partito, Maria Teresa Bellucci e dal responsabile per il programma Giovan Battista Fazzolari: oltre all’Asi, Opes, Modavi, Gruppi di Ricerca Ecologica e Ciao Lab.
Poi due “mostri sacri” del pensiero sull’economia civile, come Stefano Zamagni, presidente della Pontifica Accademia delle Scienze sociali, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Una nutrita pattuglia di rappresentati del mondo associativo e politico europeo, raccolti dal capogruppo dell’Ecr Raffaele Fitto e dal Segretario generale Antonio Giordano.
E infine i due videomessaggi di una disinvolta e competente Giorgia Meloni e di un Ministro del Lavoro un po’ smarrito, Andrea Orlando, che di fatto ha lasciato al direttore Alessandro Lombardi l’onere di difendere le posizioni ministeriali su questa materia.
Una riflessione di merito
Le tesi esposte dagli organizzatori sulle difficoltà in cui si dibatte in Italia la riforma del Terzo settore e sulla necessità di ottenere il riconoscimento degli Enti di questo comparto a livello dell’Unione europea e all’interno del Pnrr, hanno trovato unanime apprezzamento e anzi hanno indotto, soprattutto gli esponenti di sinistra, a sollecitare un più forte coinvolgimento degli esponenti parlamentari di Fratelli d’Italia su queste materie.
Il significato politico del convegno
Ma al di là delle tesi specifiche sull’associazionismo e il volontariato, il dato politico più significativo è che grazie a questa iniziativa è caduto un altro pezzo del già diroccato muro con cui l’establishment vorrebbe isolare Fratelli d’Italia e i conservatori europei nel ghetto degli impresentabili. E si tratta di un pezzo importante, perché il Terzo settore è al centro di quella dimensione sociale ed etica che, almeno nei discorsi ufficiali, dovrebbe rappresentare uno dei fondamenti essenziali della nostra Repubblica.
A questo risultato non ci arriviamo da ultimi della classe: la destra sociale e il pensiero identitario e conservatore, rispetto ai progressisti, hanno molti più argomenti e valori da spendere nel superamento della visione burocratica e dirigista dello stato sociale. Un superamento che ovviamente non si può risolvere nel darwinismo sociale e dell’individualismo tipici di una certa cultura neo-liberista. D’altra parte si chiama “Terzo settore” proprio perché rappresenta la società civile, intesa come “terza forza” che deve farsi largo tra le dinamiche contrapposte e potenti dello Stato e del Mercato.
Valori come identità e comunità sono il trait d’union tra il mondo della destra e quello del Terzo settore, sono l’energia che muove il nostro progetto politico come l’opera instancabile di migliaia di volontari e di associazioni. Di più, danno forza a quelle idee di partecipazione e di sussidiarietà che possono rimettere in moto la nostra comunità nazionale, liberandola da ogni oppressione tecnocratica e coloniale.
Insomma nel convegno romano abbiamo visto un confronto politico che non si riduce ad essere demonizzazione reciproca, ma – fato ancora più importante – abbiamo ottenuto questo risultato non perché ci siamo accontentati di tesi moderate e sbiadite, ma perché ci siamo presentati con il nostro volto più autentico e con i nostri valori più radicati.