Vergogna a Torino, le maestre in chat: la gastrite quest’anno ha nome e cognome. Quelli dell’alunno disabile
Quando ancora non si è metabolizzato lo choc provocato dal caso di Pavia delle maestre che, nella chat in cui interagivano, hanno bullizzato e umiliato con epiteti pesanti – come «pirla» e «bambino di me..a» – il figlio di una collega, da Torino arriva l’ennesimo episodio analogo. L’ultimo accaduto in ordine di tempo. L’ennesimo che costringe a riconsiderare doti umani e capacità pedagogiche di chi da dietro una cattedra dovrebbe educare e formare i nostri figli. «La gastrite quest’anno ha un nome e un cognome…» ironizzavano drammaticamente le maestre in chat tra di loro. E il nome era quello di un bambino affetto da disabilità. Una persona che ha diritto, e avrebbe sicuramente avuto bisogno, di comprensione e inclusione. Non certo dell’opposto che invece, gli hanno incautamente riservato.
Maestre nella bufera, la madre denuncia: dileggiavano mio figlio disabile
È successo ancora. Stavolta le insegnanti finite nella bufera hanno di presa di mira un alunno che aveva particolarmente bisogno di assistenza. E non certo di punizioni o derisione. E invece, la madre del malcapitato è venuta a sapere – tramite un’altra insegnante che ha avuto la premura di girare alla donna i vergognosi scambi in chat – come le insegnanti trattavano. Umiliavano. E descrivevano il figlio. Paragonato nei messaggi a una gastrite. Per inciso il bambino, che nulla ha a che fare con la patologia che affligge l’apparato digerente, come spiega il Tgcom24 sulla vicenda, «ha 8 anni ed è un piccolo affetto da patologie, con deficit dell’attenzione e iperattività combinata con un disturbo oppositivo provocatorio».
Il bambino di soli 8 anni definito come una “gastrite”
Un bambino vivace, con una situazione complicata in partenza che necessitava sicuramente di un’assistenza maggiore dedicata con più tatto. Una realtà, quella del piccolo, a cui le docenti avrebbero dovuto guardare con più rispetto e sensibilità. Ma a cui invece le insegnanti in oggetto hanno riservato un atteggiamento beffardo e denigratorio che – oltre a mortificare il piccolo – ha contribuito a emarginarlo. Tanto che la madre – che dopo aver contattato l’associazione partenopea che si occupa di inclusione e di diritti delle persone diversamente abili, La Battaglia di Andrea, ha deciso di denunciare tutto alla Procura – ha deciso di segnalare la vicenda. A partire dal rendere noto come nella chat le insegnanti si accordavano sulla versione ufficiale da riferire per accreditare l’immagine di un bambino violento.
La denuncia della mamma nel dettaglio
Del tutto insensibili al fatto che – spiega la madre del bambino e riporta il Tgcom24 – «combatte ogni giorno con i suoi fantasmi e le sue difficoltà causate dalla disabilità». E che «ha bisogno di essere integrato e non emarginato, impedendogli di andare a scuola e anche di consumare i pasti insieme con i suoi compagni, per punirlo, com’è accaduto».