Vanessa Russo, su Twitter lo sdegno per il risarcimento a carico dello Stato: «Paghiamo noi»
La decisione della Corte d’Appello di Roma che ha stabilito che lo Stato paghi alla famiglia di Vanessa Russo un risarcimento da 760mila euro per l’omicidio commesso dalla nullatenente Doina Matei ha suscitato un certo sdegno nell’opinione pubblica, della quale è termometro ancora una volta Twitter.
Lo sdegno su Twitter: «Paghiamo noi»
Diversi utenti si sono limitati a rilanciare la notizia, come a dire che si commenta da sola. Altri, invece, l’hanno accompagnata con riflessioni dalle quale emerge tutto lo sconcerto per la vicenda. «Paghiamo noi!», ha scritto un utente che usa il nick Bash. «Cose dell’altro mondo. E lo Stato chi è? Anche gli stessi genitori della povera Vanessa che non c’è più. Incredibile», ha commentato Lui. «È giusto?», si chiede V. M. «In Italia i nullatenenti sono più potenti della maggior parte della popolazione», ha scritto Fabio, mentre un altro utente ha sostenuto che una decisione del genere spinge al razzismo. “Mary per sempre”, poi, si è soffermata sul fatto che la Matei è «senza fissa dimora, quindi ancora in giro pericolosamente».
L’omicidio di Vanessa Russo
Condannata a 16 anni, Doina Matei è uscita dopo dodici per buona condotta. In quel 26 aprile del 2007, dopo un banale litigio nella metropolitana di Roma, si scagliò contro la 22enne Vanessa Russo con un ombrello, colpendola con tale forza da sfondarle la calotta cranica. Fuggì e fu rintracciata nelle Marche, dove venne arrestata a casa di un connazionale.
L’avvocato della famiglia: «Lo Stato condannato per una sua responsabilità»
L’avvocato della famiglia Russo, Giovanni Spina, ha precisato che «lo Stato italiano non è stato condannato al risarcimento in luogo della responsabile del fatto e in forza di una ipotizzata responsabilità sussidiaria, ma in virtù di una propria responsabilità diretta, che trae origine dall’inosservanza dell’obbligo comunitario, reiteratamente disatteso, di dotarsi di una legge volta all’indennizzo delle vittime di reati violenti». Il legale, inoltre, parlando di «lettura fuorviante», ha affermato che «la notizia è stata riportata da alcune testate come se i familiari di Vanessa si fossero giovati di una sovvenzione pubblica generosamente concessa in favore della responsabile del reato». «Si è così trasformata – ha aggiunto Spina – una giusta tutela per i familiari danneggiati, finalmente affermata dalla magistratura, in una manleva indebita nei confronti della colpevole insolvente». E questo, ha concluso il legale, «non rende giustizia alla memoria di Vanessa e alle sofferenze patite dai suoi familiari».