“Sigillare la stanza, proteggere i polmoni”: ai tribunali arriva il Piano di difesa in caso di attacco nucleare
I magistrati italiani hanno ricevuto istruzioni su cosa fare in caso di attacco chimico e nucleare. Non si tratta di un generico vademecum inviato da qualche complottista, ma di un documento ufficiale spedito dal ministero della Giustizia a vari uffici giudiziari tra cui la Cassazione, la Procura nazionale antimafia e le Procure generali delle Corti di Appello. Il testo va sotto il nome di “Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare” e fa riferimento a «informazioni» e «valutazioni» dell’intelligence. Si tratta di «ipotesi» e «possibili scenari» e non di minacce imminenti, ma comunque il testo ha inevitabilmente generato una certa inquietudine in chi l’ha letto.
«Tenuto conto delle valutazioni dell’intelligence…»
Nell’atto, arrivato anche ai magistrati di piazzale Clodio, si sottolinea che «tenuto conto delle informazioni e delle valutazioni effettuate dalle agenzie di intelligence e dagli altri enti istituzioni preposti, il piano di difesa ipotizza eventi con agenti di tipo chimico, biologico, radiologico, nucleare quest’ultimo per il solo Fall out». Nelle 12 pagine del documento, che sarebbe partito dal Viminale, si indicano quindi i comportamenti da tenere in caso di un attacco con i principali agenti «Chimici-Biologici-Radiologici-Nucleari-esplosivi».
Cosa prevede il Piano contro un attacco nucleare
Il Piano contro l’attacco nucleare e non solo indica tre regole generali a cui attenersi: «Rimanere all’interno dell’edificio indenne fino a quando le autorità competenti non diano indicazioni diverse; lasciare l’edificio colpito in maniera ordinata e cercare riparo in una struttura vicina non danneggiata; ridurre l’esposizione togliendo i vestiti potenzialmente contaminati, mettendoli subito a lavare in lavatrice o abbandonandoli all’esterno della propria abitazione e lavare tutte le parti del corpo esposte».
Sigillare la stanza, proteggere i polmoni, lavare i vestiti
Si definiscono, inoltre, quattro regole per quanto attiene il “fattore protezione”: «Per ripararsi da una radiazione o da un attacco in genere all’interno di un edificio, cercare riparo al centro di una stanza priva di finestre; se possibile, riscaldare la stanza o gli ambienti in quanto l’aria calda determina pressioni positive e ostacola la penetrazione dei contaminati; usare le risorse disponibili per proteggere i polmoni (mediante un fazzoletto) e difendere il corpo dalle radiazioni muovendosi dietro un muro. Anche l’utilizzo di una mascherina chirurgica – si legge ancora nel testo – può contribuire ad abbattere le sostanze contaminanti presenti nell’aria; chiudere gli accessi d’aria, ivi comprese le fessure degli infissi, anche con metodi speditivi (carta, nastro adesivo ecc.)».
Lo sgomento dei magistrati: «Mai letta una cosa così»
Il Piano, secondo quanto riferito da Repubblica, sarebbe in realtà sottoposto a protocolli di sicurezza e destinato ai soli vertici delle Procure, ai quali spetta insieme ai prefetti il compito di gestirlo. La riservatezza, però, è andata incontro a sorti alterne: sarebbe stata mantenuta, per esempio, a Milano, ma non a Roma, dove il testo ha preso a circolare tra le toghe, per poi infine uscire dai palazzi di giustizia.
«Faccio il magistrato da molti anni, ma una cosa simile non l’avevo mai letta. Certo, lo sappiamo tutti che c’è la guerra. Ma pensare che la minaccia nucleare arrivi nella mia stanza non può certo farmi stare sereno», ha detto un magistrato rimasto anonimo a Repubblica, che ha raccolto anche altre testimonianze, tutte accomunate da un senso di «angoscia profonda». «Nemmeno ai tempi del terrorismo o degli attentati della mafia – ha detto una toga – mi era capitato di leggere una cosa del genere».