Il battaglione Azov si è arreso: gli “eroi” di Zelensky scambiati con i prigionieri russi (video)

17 Mag 2022 7:42 - di Robert Perdicchi

Sono usciti stanotte, in 260, molti dei quali feriti, almeno una cinquantina. Gli “eroi” di Zelensky hanno deciso di eseguire l’ordine di evacuazione dall’acciaieria Azovstal, che procede anche in queste ore. “Si continua a lavorare per completare l’operazione” ha scritto su Telegram la viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar, annunciando che i militari gravemente feriti sono 53. “Tutti i soldati dovranno essere riportati sul territorio controllato dall’Ucraina seguendo la procedura di scambio” sottolinea, parlando del corridoio umanitario nel centro abitato Olenivka sotto il controllo russo. I militari, riferisce lo Stato Maggiore di Kiev, vengono portati nelle zone sotto il controllo ucraino. Ma i dubbi restano.

Il battaglione Azov “scambiato” con i prigionieri russi

Cinquantatré soldati feriti evacuati nella notte dall’acciaieria Azovstal sono arrivati nella città di Novoazovsk, controllata dai russi, a una cinquantina di chilometri da Mariupol. I militari sono stati portati in ospedale. Altri 211 combattenti evacuati dall’impianto saranno portati a Olenivka, attraverso corridoi umanitari, e lì scambiati con prigionieri di guerra russi, ha reso noto il ministero della Difesa di Kiev. Nell’acciaieria restano ancora dei combattenti, non è chiaro in che numero.

I nostri eroi ci servono vivi” , ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ringraziando “i militari delle forze armate ucraine, dell’intelligence, della squadra dei negoziati, del Comitato internazionale della Croce Rossa, e dell’Onu”. “E’ iniziata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa. E’ un lavoro che richiede attenzione e tempi lunghi” aggiunge, spiegando che “continua la massima attività diplomatica in tutte le aree del Paese”.

L’ordine di evacuazione da Mariupol

“I difensori di Mariupol hanno eseguito un ordine, respingendo il nemico per 82 giorni, nonostante tutte le difficoltà”. Lo dichiara il comandante del reggimento Azov, Denis Prokopenko, in un video pubblicato su Telegram, in cui sottolinea che la loro difesa di Mariupol ha permesso che “nel frattempo l’esercito ucraino si riorganizzasse, addestrasse più personale e ricevesse armi dai Paesi partner”.

“Per salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol sta attuando la decisione approvata dal Comando militare supremo e spera nel sostegno del popolo ucraino”, dice Prokopenko, ammettendo di essersi interrogato su “ogni decisione presa, ogni piano e ogni operazione, ma i dubbi non hanno mai oltrepassato i limiti del normale e non mi hanno impedito di insistere sul mio punto di vista”.

“Quando si comanda una divisione, c’è sempre il rischio. In guerra non ci sono piani o operazioni sicuri, c’è sempre il rischio. Bisogna capire se tutti i rischi siano stati calcolati, se il piano b sia funzionale. Forse per questo la guerra è un’arte e non una scienza“, osserva il comandante del reggimento Azov, concludendo: “Quando hai eseguito il compito dato e hai preservato le vite delle persone, hai raggiunto il livello più alto del comandare l’esercito, specialmente quando la tua decisione è stata approvata dalla dirigenza militare del Paese”.

 

 

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