Confermato l’ergastolo per l’afgano latitante Gulob che uccise l’alpino Luca Sanna
È sempre rimasto latitante e irreperibile in Italia e oggi la Corte d’assise di Appello di Roma ha confermato in secondo grado l’ergastolo per Gulob, figlio di Allah Mir, militare arruolato presso l’Afghan National Army, che il 18 gennaio 2011 aprì il fuoco contro gli alpini della Brigata Julia nel distretto di Bala Murghad, uccidendo il caporal maggior Luca Sanna e ferendo gravemente un commilitone, Luca Barisonzi, rimasto poi paralizzato.
Dopo vari annullamenti, il processo contro Gulob davanti alla Corte d’Assise di Roma è arrivato a sentenza nel maggio 2021.
All’udienza di Appello oggi il sostituto procuratore generale Francesco Mollace aveva chiesto la conferma dell’ergastolo, richiesta accolta dai giudici d’Appello.
Gulob, dopo l’inchiesta della Procura di Roma, è stato accusato di attentato per finalità terroristiche, perché con “l’intento di contrastare violentemente una missione internazionale che stava eseguendo attività di presidi del territorio nel distretto di Bala Murghad – si legge nel capo di imputazione – attentava alla vita del personale militare italiano” impegnato nella stessa base in cui prestava servizio il militare afgano.
“La difficoltà di questo caso è stata arrivare all’avvio del processo – ricorda all’Adnkronos l’avvocato Luca Fiore, legale di parte civile dei familiari di Luca Sanna. – Ci sono stati tre annullamenti sul decreto di citazione, ci abbiamo messo sette anni per arrivare alla sentenza di primo grado”.
“Eravamo soddisfatti della sentenza di primo grado e lo siamo ancora di più oggi con l’Appello. Un grazie al gup Boffi che ha emesso il decreto di latitanza con cui il processo ha potuto prendere il via”, ha sottolineato il penalista.