Armi, superbonus, termovalorizzatore: la “guerra totale” tra M5S e Draghi apre all’ipotesi del voto in autunno

4 Mag 2022 9:50 - di Viola Longo
draghi m5s

Le armi all’Ucraina, il termovalorizzatore di Roma, il superbonus. Ormai tra il M5S e Mario Draghi è guerriglia su tutti i fronti, tanto che c’è chi inizia a intravedere i presupposti per una fine anticipata della legislatura, oltre che della fine dell’alleanza tra grillini e dem che al Nazareno appare sempre più scomoda. Un ragionamento nel quale si affacciano come indizio anche le parole che Enrico Letta ha pronunciato ieri sulla legge elettorale, interpretate come un segnale del fatto che si comincia a pensare a una corsa elettorale libera da alleanze preventive. «Proporzionale? Non mi pronuncio sulla soluzione. Dico solo che la legge attuale è la peggiore di sempre, ha dato vita al Parlamento più frammentato di sempre e quindi modificarla è giusto», ha detto il segretario dem.

Lo scontro tra M5S e Draghi

Dunque, il quadro per la maggioranza si complica sempre di più, con i grillini al centro di uno scontro che arriva a Draghi passando per il Pd. Sia il no del M5s alle armi sia l’astensione sul Decreto Aiuti motivata dalla contrarietà al termovalorizzatore di Roma, infatti, investono direttamente i dem, che esprimono il ministro della Difesa e il sindaco della Capitale. Uno scontro che, riferiscono i retroscenisti, Draghi legge come tutto politico tra i due partiti e che lo irriterebbe oltremodo. Il premier, del resto, ha dato chiari segnali di non essere disposto a farsi mettere in mezzo o a concedere da una parte per ottenere una tregua dall’altra. Emblematico in questa senso la bocciatura senz’appello del superbonus. «Non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento», ha detto ieri nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, provocando la reazione furiosa del M5s, che ha parlato di «irricevibile perentorietà».

L’insofferenza del Pd e l’ipotesi del voto anticipato

Nel mezzo, si diceva, c’è il Pd, che a questo punto sarebbe stanco di mediare, nella convinzione che, come ha detto «uno dei massimi dirigenti dem» a La Stampa, «ogni mossa dei 5 stelle punta a danneggiare noi. Non è una situazione che possiamo reggere a lungo: le armi, il pacifismo, l’ambiente. Vogliono segnare il punto su tutto e in questo modo non andiamo lontano». E così si fa strada l’idea della fine anticipata della legislatura, alla quale Draghi si starebbe già preparando con un mandato già affidato al ministro dell’Economia Daniele Franco per anticipare la legge di bilancio all’estate. Almeno, stando ancora a La Stampa, questa è «la voce che gira sempre più insistente tra gli stessi esponenti del governo».

Il proporzionale per dire addio al campo largo

Non tutti concordano su questa lettura, ovvero sul fatto che davvero si possa arrivare al voto anticipato. Ma anche nello scenario in cui la legislatura arrivasse al termine, a condizione date e dopo l’ammiccamento di Letta sul proporzionale, non c’è più nessuno pronto a scommettere sulla tenuta dell’alleanza tra dem e grillini. «Pd e M5s, una legge per divorziare», è il titolo di un articolo di Libero di oggi, che nel sommario spiega: «Addio “campo largo”: Letta spera (ricambiato) di liberarsi dai grilli». Salvo poi magari riallearsi dopo le elezioni per un nuovo inciucione, nel quale i dem sperano di capitalizzare a proprio vantaggio il cambio degli equilibri parlamentari decretato dal crollo elettorale pentastellato.

 

 

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