Omicidio Mollicone: Serena aggredita in caserma. Generale Garofano: calcoli matematici lo confermano
Omicidio Mollicone, quando l’hanno aggredita, Serena era in caserma. Ne è convinto è lo ha asserito in aula oggi, il generale del Ris Luciano Garofano, consulente di parte civile. L’ex comandante dei Ris di Parma, questa mattina ha spiegato davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cassino i risultati ai quali è arrivato rispetto all’omicidio della diciottenne di Arce. Una ricostruzione, la sua, che ottempererebbe alla verità della matematica percentuale, tanto che, ha sostenuto l’esperto, secondo i calcoli, la probabilità che Serena Mollicone quel giorno fosse in caserma, che fosse aggredita e sbattuta contro una porta, è vicina alla certezza.
Omicidio Mollicone, Serena era in caserma quando l’aggredirono
Raggiunge quasi il 100%, infatti, la probabilità che Serena sia entrata in caserma. Il 97% che lì Serena abbia subito l’aggressione. Mentre si attesta su una percentuale del 95% circa la possibilità che chi l’ha assalita l’abbia sbattuta su quella porta. «A questi dati – ha spiegato Garofalo in aula – siamo arrivati interpolando sia le evidenze testimoniali che quelle scientifiche. Valutando tutte le variabili e i limiti di questi contributi». Un lavoro d’indagine scientifica svolto in sinergia con gli elementi e le testimonianze dell’inchiesta, che ricostruisce – anche grazie ai calcoli matematici cui si è giunti – quei terribili istanti dell’aggressione mortale alla 18enne. Un omicidio, quello di Serena Mollicone, che proprio grazie agli accertamenti medico-legali e scientifici, sta approdando solo ora alla verità processuale.
Il generale Garofano: una certezza al 97%
E allora, stando a quanto fin qui ricostruito in tribunale a Cassino, Serena Mollicone sarebbe stata spinta contro una porta all’interno della caserma dei carabinieri di Arce. Sembra accreditarsi, allora, l’ipotesi investigativa avanzata nelle ultime fasi dell’indagine, lunga. Complessa. E non priva di colpi di scena. Per il medico legale, la professoressa Luisa Regimenti – specialista in medicina legale e delle assicurazioni, professore incaricato presso l’Università di Roma Tor Vergata, facoltà di Medicina e Chirurgia, presidente della Società Italiana medico giuridica medicina legale contemporanea – giusto una settimana fa ha illustrato ai giudici la consulenza che ha disposto la famiglia della vittima. Dimostrando che la giovane cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche.
Ma Serena poteva essere salvata…
Ma Serena «poteva essere soccorsa e salvata». Invece, come ha esposto la Regimenti davanti alla Corte d’Assise, la 18enne di Arce «fu lasciata in queste condizioni per 4-6 ore. Prima di essere uccisa dal nastro adesivo applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento». La Pprocura di Cassino, come noto, ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati. Tra cui figurano Franco Mottola, ex comandante dei carabinieri. Sua moglie Anna Maria. E il loro figlio, Marco. Per loro e per Serena, è arrivato il momento della verità giudiziaria. Un traguardo che sembra dilatare nel tempo anni di depistaggi. Bugie. Testimonianze non attendibili. Ombre rinnegate e sospetti caduti nel vuoto…