Gli assistenti sociali: «Un italiano su tre rischia l’esclusione, non è solo una questione di soldi»
L’allarme degli assistenti sociali: «La povertà non è soltanto una questione di soldi». Un italiano su tre rischia l’esclusione. Povertà assoluta, sì, ma anche povertà minorile, abbandono scolastico, mancanza di aiuto in caso di malattie croniche, disabilità che impediscono una vita normale, emarginazione a causa del proprio orientamento sessuale. Ai 5,6 milioni in povertà assoluta, si aggiungono un milione 380mila di under 18, quell’italiano su 10 che nel 2020 ha rinunciato a curarsi, quell’anziano su 10 che ha limitazioni nell’autonomia ed è spesso solo, quei 2,3 milioni di famiglie che hanno un componente con limitazioni gravi.
Gli assistenti sociali: «Il solo Pnrr non potrà bastare»
Nel 2021 l’Istat certificava che “15 milioni e 390mila persone, 25,6% della popolazione, erano a rischio povertà ed esclusione”, ma la pandemia non debellata e la guerra in corso «porteranno a un peggioramento che rileviamo già nei nostri uffici e nei servizi dove arriva chi non era mai entrato e dove torna chi era riuscito a risollevarsi. Se non si metteranno immediatamente in campo delle politiche strutturali di contrasto, arriveremo al 33%. Speriamo di sbagliarci, certo, ma il solo Pnrr non potrà bastare», ha detto Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali (Cnoas) che oggi a Roma hanno organizzato la prima delle quattro conferenze nazionali che attraverseranno il Paese.
«Faremo le nostre proposte»
«Povertà ed esclusione, lavoro e dignità, periferie umane e materiali, violenza istituzionale: abbiamo ascoltato, ascolteremo le persone – ha evidenziato Gazzi aprendo la conferenza all’Acquario Romano – E faremo nostre le priorità e le proposte che presentiamo e presenteremo a chi ha la responsabilità e il potere di cambiare le cose».
«Abbiamo sentito la ministra, gli amministratori, i legislatori prendere degli impegni – ha concluso la vicepresidente dell’Ordine, Barbara Rosina – Non tutto è nelle nostre mani, come abbiamo imparato dalla crisi pandemica e oggi da questa guerra che impoverisce i poveri, non soltanto quelli di casa nostra, ma quelli che a casa nostra arrivano sperando in una vita migliore. Guardare senza agire o agire per proprio tornaconto politico, sarebbe un disastro. Che tutte e tutti dobbiamo scongiurare».