Istat, dati drammatici: 5,6 milioni di italiani in povertà assoluta. L’inflazione azzera la ripresa

8 Mar 2022 18:33 - di Davide Ventola
Istat povertà

Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel 2021 in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta (9,4% del totale). Persone quindi con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile.

«Senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) – sottolinea l’Istituto – l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7,0% a livello familiare e all’8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, rispetto al 2020». L’incidenza di povertà assoluta, spiega l’Istat, è sostanzialmente stabile tra le famiglie con persona di riferimento occupata, da 7,3% del 2020 a 7,0% (quasi 922mila famiglie in totale), a sintesi di un miglioramento per questo tipo di famiglie al Nord (da 7,9% a 6,9%) e una sostanziale stabilità nel Mezzogiorno (dal 7,6% all’8,2%). In ulteriore difficoltà le famiglie con persona di riferimento cerca di occupazione (da 19,7% del 2020 a 22,6%).

“I dati Istat sulla povertà sono drammatici e l’inflazione sta esplodendo”

I dati Istat sulla povertà nel 2021 vengono definiti “drammatici” da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «Anche se il numero dei poveri resta stabile non vuol dire che i valori siano degni di un Paese civile. Nel 2020, infatti, si trattava di un record storico negativo mai raggiunto prima. Il fatto, quindi, che la situazione permanga e non sia migliorata non può certo rassicurarci». «A questo – continua – va aggiungo che l’inflazione sta esplodendo e, purtroppo, è una tassa invisibile che colpisce spese obbligate come luce, benzina, gas e alimentari, impoverendo soprattutto i meno abbienti», conclude Dona.

Nel 2021, la stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.439 euro mensili in valori correnti, in crescita del 4,7% rispetto ai 2.328 euro dell’anno precedente. E’ quanto rende noto l’Istat. Si tratta di una crescita molto accentuata, evidenzia l’istituto di statistica, che però non compensa il crollo del 2020. Rispetto ai 2.560 euro del 2019, infatti, la spesa media è ancora inferiore del 4,7%. Considerando la dinamica inflazionistica (+1,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, Ipca), la crescita in termini reali rispetto al 2020 risulta più contenuta (+2,8%).

Nel 2021, l’andamento dei prezzi ha quindi ulteriormente indebolito la posizione delle famiglie più disagiate (primo quinto), che registrano una variazione negativa della spesa in termini reali (-0,7% se si tiene conto dell’Ipca riferito a questa classe di famiglie), e migliorato la posizione relativa delle più abbienti, con il più elevato incremento in termini reali (+4,6%).

 

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