Dopo due anni di “emergenza Covid” in Italia hanno chiuso 7000 bar. Il record è nel Lazio

19 Apr 2022 13:33 - di Davide Ventola
bar Covid

Ricordate le promesse del governo Conte sui ristori? Di sicuro non sono state mantenute nei confronti dei gestori dei bar italiani, annientati dall’emergenza Covid. Hanno chiuso infatti circa settemila bar negli ultimi due anni, esattamente nel periodo della pandemia.

Nel Lazio dopo due anni di Covid ha chiuso un bar su 10

I numeri drammatici sono sotto gli occhi di tutti e sono calcolati in base a quanto risulta nelle elaborazioni di Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle imprese che riguardano il periodo dei due anni della pandemia. Dei 169.839 bar presenti a fine 2019, ne sono rimasti aperti 162.964 a fine 2021, 6.875 in meno (-4,05%). Una riduzione elevata, che ha colpito prima di tutto il Lazio, dove questi esercizi pubblici sono diminuiti del 10,09% pari a 1.860 strutture in meno. La Lombardia, invece, ne perde più di 1.500, vedendo così ridurre i suoi bar del 5,49%. Molte le regioni che registrano variazioni superiori alla media. La Valle d’Aosta (-9,07%), Marche e Friuli Venezia Giulia, che segnano riduzioni dell’ordine del 6%, Toscana, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige con cali superiori al 5%, Piemonte, che si assesta al -4,99%. Hanno un trend opposto la Campania e la Sicilia, dove in questi due anni si è registrato un aumento del numero dei bar compreso tra l’1 e il 2%.

Trecentomila persone hanno perso il posto di lavoro

Ma l’effetto della pandemia e delle misure anti Covid non si limita solo ai bar. Dalle elaborazioni effettuate dalla Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, almeno 45 mila imprese sono scomparse in questi due anni di pandemia. E ben 300 mila lavoratori hanno perduto il posto di lavoro. Un problema che non è solo economico, dunque, ma sociale.

Roberto Calugi, direttore generale della Fipe, ha sottolineato amaramente che viviamo in una “emergenza senza fine“. Non è possibile “lasciare le imprese al loro destino”, e senza interventi da parte del governo Draghi, il settore “semplicemente non sopravviverà. Bisogna agire e bisogna farlo subito”.

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