Corruzione in Sicilia, a giudizio 13 persone fra cui l’ex-presidente della Regione, Rosario Crocetta in quota Pd

2 Apr 2022 18:30 - di Roberto Frulli

È stato rinviato a giudizio, nell’ambito della cosiddetta inchiesta “Montante bis“, dal gup di Caltanissetta, Emanuela Carrabotta, assieme ad altre dodici persone, tra cui esponenti politici, rappresentanti delle forze dell’ordine e imprenditori, l’ex-presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta che fu candidato di bandiera del Pd.

Secondo l’accusa, “nella sua qualità di presidente della Regione siciliana”,  Crocetta “si è messo a disposizione dell’ex-presidente degli industriali siciliani, Antonello Montante“.

Non solo, l’ex-governatore strenuamente voluto dal Pd alla guida della Regione siciliana  “sarebbe stato asservito agli interessi di quest’ultimo e dei soggetti a lui legati negli apparati dell’amministrazione regionale sottoposti, direttamente e indirettamente, ai suoi poteri di indirizzo e coordinamento“.

Rinvio a giudizio anche per l’ex-presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, per le ex-assessore regionali Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex-commissario Irsap, Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata colonnello dei carabinieri e Diego Di Simone Perricone ex-capo della security di Confindustria.

Per gli inquirenti Antonello Montante, già sotto processo per corruzione sempre a Caltanissetta, avrebbe gestito un giro di corruzioni e avrebbe manovrato non solo l’ex-governatore Crocetta ma anche  i due assessori, burocrati e investigatori di alto profilo.

L’ex-numero uno degli industriali siciliani avrebbe organizzato “un’associazione a delinquere“, insieme alle persone già coinvolte nel primo processo chiuso in primo grado con diverse condanne.

Per quanto riguarda l’ex-capo della Dia Arturo De Felice, l’accusa è pesante in quanto mentre svolgeva il suo incarico “esercitava le sue prerogative istituzionali, sia investigative che direttive, in maniera tale da soddisfare gli interessi personali di Antonello Montante e di soggetti a lui collegati”.

L’ex-capo Dia avrebbe anche adottato “su esplicita sollecitazione iniziative pregiudizievoli nei confronti di soggetti invisi a quest’ultimo e favorendo invece quelli da lui ritenuti ‘vicini'”.

Invece Giuseppe D’Agata, ex-comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta nonché ex-capo centro della Dia di Palermo, “sin dal momento in cui rivestiva il ruolo di comandante provinciale forniva ad Antonello Montante informazioni riservate“.

Sempre D’Agata è accusato anche di avere “bonificato immobili abitualmente frequentati da Montante“. Oggi è arrivata la decisione della gup. Che ha rinviato tutti a processo.

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