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Stangata bollette e guerra svuotano il carrello: nella top 20 dei rincari pasta, radici e pere. La lista

Economia - di Prisca Righetti - 18 Marzo 2022 - AGGIORNATO 18 Marzo 2022 alle 16:57

Con la stangata delle bollette, e la guerra, anche la pasta diventa cara. La filiera del pomodoro da industria rischia di essere travolta dal cortocircuito che sta investendo l’intera economia agricola nazionale per i rincari sulle materie prime e l’ulteriore impatto della guerra in Ucraina. La mozzarella di bufala campana Dop, costretta a lanciare l’allarme dopo un anno di record assoluto di produzione. In un sos che denuncia un paradosso inquietante, annuncia: «A causa della guerra e dell’insostenibile aumento dei costi di produzione, le nostre aziende rischiano il collasso. Se non si interviene subito per adeguare i listini dei prezzi». La crisi delle materie prime e i rincari dell’energia si abbattono implacabilmente su imprese e famiglie italiane.

Rincari, la stangata sui costi dell’energia e la guerra svuotano il carrello anche della pasta

Il carrello della spesa già molto più caro rispetto all’anno scorso. Pesantemente svuotato dalla pandemia e ora messo a rischio dalla guerra in Ucraina, finisce ulteriormente fuori strada per la “stangata” energetica di bollette e carburanti. Today.it propone una lista dei prodotti che hanno registrato i maggiori aumenti. Vediamo cosa e perché molti alimenti rischiano – o sono già diventati – proibitivi… Mentre i carburanti continuano ad aumentare e la protesta degli autotrasportatori alza il tiro delle recriminazioni, per gli italiani è aumentato tutto. A partire dai beni di prima necessità.

Dalla frutta alla verdura, passando per pasta e pane: ecco cosa è aumentato di più

E allora, dalla frutta alla verdura, passando per il pane, il carrello della spesa è sempre più pesante e vuoto al tempo stesso. Tanto che, in un’analisi comparata proposta dal sito citato in apertura, sono diversi i i prodotti, alimentari e non, che hanno subito rincari più o meno significativi, rispetto al periodo gemello dell’anno scorso. L‘Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat resi noti nelle scorse ore, per stilare la classifica dei prodotti che hanno registrato i maggiori aumenti.

Pere, radici e funghi: la sorprendente top 20 dei rincari alimentari

Aumenti che vanno a penalizzare quello che un tempo era considerato il cibo dei poveri: la verdura (i cavoli). La pasta (secca e fresca). Il pane e la sua componente fondamentale: la farina. Persino le uova, che nei periodi più duri della recessione economica, hanno degnamente sostituito i ben più “dispendiosi” piatti di carne e di pesce. E allora, riporta Today.it, «in testa alla top 20 dei prodotti alimentari si confermano, come nel mese precedente, le pere: che costano il 32,2% (erano a +31%) in più rispetto a febbraio 2020». Seguono, incalzando al secondo posto, «radici, bulbi non amidacei e altri vegetali (carote, finocchi, cipolle, aglio, asparagi, carciofi) salite del 21,5% in un anno». Mentre conquista il bronzo degli aumenti «l’olio diverso da quello di oliva. Che vola del 19,1%».

Al sesto posto della scomoda hit, il prodotto simbolo della cucina italiana: la pasta

Subito dopo il terzo gradino del podio, quindi, troviamo «altri vegetali coltivati per frutti (cetrioli, melanzane, zucchine, piselli, peperoni, fagiolini), al quarto posto della classifica con il 18,7% dei rincari. Seguono i pomodori con un incremento del 15,5%. E al sesto posto il prodotto simbolo della cucina italiana: la pasta. In entrambe le sue versioni: secca e fresca che sia, con un +14,6%. «Al settimo i cavoli (+11,2%). Il burro (+11,1%). E, ex aequo, arance e pesche (entrambe a +10,1%). Chiudono la top ten i frutti di mare con +10%: un prodotto comunque da tempo fuori mercato per molti

Rincari alimentari: portafoglio leggero, carrello vuoto: urge una variabile per ovviare all’equazione

E se in undicesima posizione troviamo l’insalata, (+9,2%), subito dopo c’è la farina (+8,9%). Mentre tra le carni, risulta maggiormente rincarato il pollame (+5,9%, in 18° posizione). Anche se, sottolinea l’indagine rilanciata da Today, meno del pesce (+6,2%). Il pane confezionato, “forte” di un +6,3%, invece, si aggiudica la 16ª posizione. Molto meno del pane fresco, fuori dalla top 20 con +4,6%. Fuori dai range della classifica anche l’olio di oliva (+4,2%). Il riso (+3,5%). Il latte. Con «quello conservato che sale del 3,4%. Mentre quello fresco intero registra un contenuto +1,4%». A chiudere la top 20, infine, provvede lo zucchero: con +5,3%. Il portafoglio sempre più leggero, e il carrello sempre più pesante. Un’equazione difficile da risolvere, per cui urge però trovare una variabile possibile.

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di Prisca Righetti - 18 Marzo 2022