Napoli, riapre il “Cartastorie”: è il museo del più grande archivio di documenti bancari del mondo

15 Mar 2022 19:06 - di Redazione
Cartastorie

Riapre al pubblico, rinnovato ed arricchito da un percorso multimediale interattivo, il Museo del più grande archivio di documentazione bancaria del mondo. Il “Cartastorie (così si chiama) si trova a Napoli contiene ben 100 km di scaffali racchiusi in circa 330 stanze. Fortemente voluto dall’Archivio storico della Fondazione Banco di Napoli, il raccoglie 500 anni di storia dei banchi pubblici partenopei, a partire dal Banco della Pietà, fondato nel 1539. Qui fu inventata la fede di credito, l’antenata dell’assegno circolare. «Il titolare di un deposito in monete d’argento – spiega il professor Orazio Abbamontesi faceva rilasciare dal banco un foglio di carta con l’indicazione della somma di denaro voleva utilizzare e la causale del pagamento».

C’è anche la fede di credito in favore del Caravaggio

La più antica fede di credito custodita nell’archivio del Cartastorie la utilizzarono nel 1616 i Padri Gesuiti per pagare un falegname. Tra le più preziose c’è invece quella consegnata dal mercante croato Nicola Radolovich a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, per la realizzazione di una pala d’altare. E quella che attesta un pagamento nel 1754 del principe Raimondo di Sangro allo scultore Giuseppe Sammartino per la realizzazione della statua del Cristo Velato nella Cappella Sansevero. I contributi in voce, suoni ed immagini del percorso multimediale “Kaleidos“, di Stefano Gargiulo, accompagnano i visitatori tra gli enormi faldoni di documenti, le “filze“, lunghi spiedi sui quali i cassieri impilavano le ricevute.

Nel Cartastorie 17 milioni di nomi su 100 km di scaffali

Accanto a queste, i registri scritti a mano da impiegati e “giornalisti” (in realtà addetti alla registrazione delle operazioni quotidiane). Degli otto banchi pubblici attivi a Napoli tra il 1539 ed il 1808, il Cartastorie custodisce complessivamente 17 milioni di nomi e centinaia di migliaia di documenti. Storia a sé fanno i documenti del cda del Banco di Napoli raccolti fino al 1970 e ora in via di digitalizzazione. «In questo modo – ha sottolineato Abbamonte – ampliamo la platea degli studiosi e rendiamo più fruibile l’archivio».

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