Mps, la polizia postale smentisce il pm: da David Rossi nessuna ricerca sulla parola “suicidio”
La polizia postale smentisce il pm di Siena Nicola Marini, il quale sosteneva che David Rossi avesse ripetutamente cercato la parola “suicidio” dal suo computer.
“Nei report non vedo traccia di ricerche effettuate“, ha detto l’assistente capo coordinatore Augusto Vincenzo Ottaviano ascoltato oggi, insieme all’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi e al collega Stefano Frisinghelli del Compartimento della polizia postale e delle Comunicazioni della Liguria, dalla Commissione di inchiesta sulla morte di David Rossi, per sapere se era vero che alcuni file riferibili alla parola suicidi erano stati ritrovati nel pc dell’ex-capo della Comunicazione di Mps.
L’attività legata a “ricerche effettuate, quando cerco attraverso un motore di ricerca, viene in qualche modo registrata – ha precisato l’assistente capo coordinatore che ha indagato sul caso di David Rossi, morto precipitando dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni, sede di Mps. – Non vedo traccia di ricerche fatte, ad esempio, tramite motore di ricerca“.
Gli esperti della postale hanno anche sottolineato: “Per via del lavoro che svolgeva Rossi era iscritto a numerose newsletter, in cui riceveva costanti comunicazioni da parte di agenzie stampa, testate, comunicazioni relative a notizie, e spesso le riceveva via posta elettronica soprattutto nella mail aziendale”.
”In molte di queste email – viene riferito spiegando la natura dei file – viene usata la parola ‘suicidio’ o ‘suicida‘”.
Da una ricerca “ad ampio spettro” in “moltissime email si tratta di questa parola in questo tipo di email che giungevano nella casella di Rossi“.
Ma gli esperti della Postale hanno comunque precisato che su quei file “si possono fare tutti gli accertamenti necessari” anche perché per “dettagliare servono indagini specifiche“.
“Sia nell’Iphone che nell’Ipad i documenti visti non sono riconducibili a festini o cose del genere, ma alla vita famigliare di Rossi“, ha aggiunto l’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi.
“Abbiamo analizzato le chiavette Usb e queste chiavette erano state tutte in uso a Rossi e abbiamo verificato che dentro c’erano documenti e immagini che nulla a che fare avevano con festini o cose del genere“, ha proseguito.
Riguardo ai 35 file, Di Tursi ha riferito di aver approfondito la questione, con il personale della squadra investigativa che aveva svolto quel tipo di analisi, alla luce delle affermazioni nell’audizione svolta di recente dal pm Nicola Marini.
Riguardo alla parola ‘suicidi‘ l’ultimo file in ordine di tempo è una “email inviata a Rossi e ricevuta il 6 marzo alle 16.39 e allocata in outlook posta eliminata avente oggetto ‘2012 ben otto suicidi al mese per ragioni economiche‘”, ha continuato l’agente della Polizia postale.
“Probabilmente, in quei giorni, era uscito uno studio compiuto da un’università sui suicidi dell’anno precedente – ha continuato Di Tursi. – E’ probabile abbia letto questa notizia anche perché c’era stato, forse nel 2012, il caso di un suicidio di un altro dirigente di Mps e avevamo visto, in questi giorni, che c’era stato uno scambio di email tra lui e Viola su come preparare un comunicato su questa notizia, quindi probabile che email e le altre informazioni siano relative anche alla predisposizione di questo comunicato da parte della struttura comunicazione di cui era capo Rossi“.
Di Tursi ha anche chiarito il mistero della mail con la scritta “stasera mi suicido, aiutatemi!!!” che sarebbe partita dal pc di David Rossi.
La mail suicidio “è stata scritta in due versioni: una, fatta qualche secondo prima della seconda, è stata cancellata e trovata tra gli elementi cancellati, e l’altra, in cartella inviati, con il testo: ‘Stasera mi suicido aiutatemi!!!!‘ ed è stata inviata subito dopo”.
“L’anomalia di entrambe queste email risiede nel fatto che si ha come data di invio il 4 marzo 2013 e come data di creazione il 7 marzo 2013. C’è una spiegazione plausibile per questo”, ha detto l’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi.
“Dagli atti ricevuti a corredo delle copie dei dischi che venivano dalla procura di Siena – ha continuato – c’è un documento che dice che la polizia postale di Siena, in data 7 marzo 2013, aveva chiesto alla struttura informatica di Mps di fare l’estrazione dal server exchange della casella di posta di Rossi, questo è stato fatto ed è stata creato un archivio“.
“La polizia postale di Siena, con la collaborazione tecnica di Mps, estrae dal server aziendale la copia della casella di posta elettronica di Rossi“, ha ricordato Di Tursi spiegando che dalla “documentazione di Microsoft” emerge che un’operazione del genere può incidere sulla data di creazione. Dunque “ci troviamo la data del 7 marzo per questo motivo”, continua.
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