L’arcivescovo di Kiev: 40mila ucraini deportati, viviamo quello accadeva durante il dominio di Stalin

29 Mar 2022 18:02 - di Redazione

“Le persone vengono deportate in Russia con la forza, i loro passaporti vengono confiscati, gli vengono rilasciati documenti temporanei e le persone vengono portate nell’isola di Sakhalin, nell’estremo oriente della Russia”. Lo denuncia l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk nel trentaquattresimo giorno “di questa terribile e sanguinosa guerra” aggiungendo che i deportati sono già almeno 40mila.

L’arcivescovo di Kiev: riviviamo ciò che accadeva nel periodo di Stalin

E non sono autorizzati a lasciare l’isola per due anni. “Vediamo esattamente quello che accadeva durante il periodo di Stalin quando intere nazioni furono deportate dalle loro terre: la stessa cosa sta accadendo oggi sul suolo ucraino”. Lo denuncia l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk nel trentaquattresimo giorno “di questa terribile e sanguinosa guerra” aggiungendo che i deportati sono già almeno 40mila.

A Mariupol le persone dei villaggi stanno morendo di fame

Nel quotidiano videomessaggio, l’arcivescovo di Kiev denuncia l’impossibilità di aprire corridoi umanitari: “Oggi, la città di Mariupol, divenuta famosa in tutto il mondo, continua a difendersi. In essa, però, in questi giorni non è stato possibile consegnare nessun aiuto umanitario. Nella giornata di ieri non è stato aperto alcun corridoio umanitario, il che significa che molte persone nelle città e nei villaggi circostanti non avevano niente da mangiare, morendo di fame, e non solo per i proiettili dell’invasore”.

“In un solo mese sulle nostre teste sono volati 1300 razzi”

“In un solo mese – ha continuato – sulle nostre teste sono volati 1300 razzi. In Siria in dieci anni di guerra ne sono stati lanciati 30″. L’arcivescovo di Kiev dice anche che la guerra in Ucraina è stata una “invasione programmata. Noi leader religiosi eravamo in una lista di persone da eliminare. Sono stati individuati infiltrati, terroristi, persino tra i cantori del coro della cattedrale: avevano nomi, cognomi, indirizzi delle persone da eliminare. Cercavano di marcare la cattedrale come bersaglio di razzi sapendo che nella cripta c’è la gente”.

Shevchuk esprime gratitudine al Papa, al segretario di Stato Parolin e al nunzio Kulbokas. “Il Papa mi ha telefonato al secondo giorno di guerra – ricorda – e mi ha assicurato che farà tutto il possibile per fermare la strage degli innocenti“.

 

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