I grillini pro-Putin snobbano l’appuntamento con Zelensky. Ma Fico minimizza: «Posizioni isolate»

21 Mar 2022 8:59 - di Michele Pezza
Fico

La fronda anti-Zelensky degli onorevoli 5Stelle (ed ex) non preoccupa Roberto Fico, gran cerimoniere del videocollegamento grazie al quale domani il presidente ucraino si rivolgerà al Parlamento in seduta comune. In un intervista al Corriere della Sera, infatti, il presidente della Camera ha liquidato come «posizioni isolate» le critiche all’iniziativa. E ha definito «incommentabile» quella di chi, dopo Zelensky, avrebbe voluto accordare analoga ospitalità a Vladimir Putin. Sia come sia, è un dato di fatto (fonte Repubblica) che saranno almeno una ventina, tra deputati e senatori, i renitenti alla leva che diserteranno l’appuntamento con la storia. L’imbarazzo di Fico è comprensibile: il M5S esprime il ministro degli Esteri e il presidente della commissione Esteri del Senato.

Il presidente ucraino si collegherà domani con Montecitorio

E se il primo si trova a proprio agio sulle posizioni atlantiste del governo, il secondo mastica amaro e non fa nulla per nasconderlo. In tempi di guerra, la priorità non è certo misurare il grado di compattezza dei grillini. Ma è prevedibile che quando questa brutta vicenda finirà si troverà traccia del suo passaggio nella intensificazione del dissenso interno. Probabilmente, persino più corposo dei numeri in circolazione in queste ore e di cui già si è avuto conto nella votazione del decreto pro-Ucraina di giovedì scorso. È vero che la fronda anti-Zelensky annovera anche leghisti come Simone Pillon o ex-grillini ora dislocati altrove come Gianluigi Paragone (Italexit) e persino, come Veronica Giannone, in Forza Italia. Ma è altrettanto vero che a partorirli è soprattutto il MoVimento.

Così Fico sul Corriere della Sera

Primo perché è ancora il più numeroso e poi perché è soprattutto lì che il combinato disposto tra voti dimezzati e taglio delle poltrone disponibili ha provocato l’effetto “mosche impazzite“. Se ancora non si manifesta in maniera palesa – e Fico la sa bene, visto che ne sarebbe uno dei beneficiari, come Di Maio – è solo perché resta insoluto il nodo del terzo mandato elettorale. Se resta in piedi il divieto di candidare di chi già è alla sua seconda elezione (e Grillo così vorrebbe), qualche spazio in più si aprirebbe. Diversamente, per molti peones (la stragrande maggioranza), le speranze di tornare in Parlamento sarebbero inesistenti. E, a quel punto, si spalancherebbero le cateratte. Nel frattempo, Zelensky e l’Ucraina possono attendere.

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