Gas russo, Putin non torna indietro: «Dal 1° aprile i Paesi ostili pagheranno in rubli». L’Eni dice “no”
Ora non sono più minacce: Vladimir Putin ha ordinato a governo, Banca Centrale e a Gazprom di attuare entro il 31 marzo le disposizioni che prevedono l’uso del rublo per i pagamenti delle forniture di gas ai «Paesi ostili». A darne notizia è stato il Cremlino. Il leader russo dunque, è passato ai fatti dando attuazione a quanto da lui adombrato qualche giorno fa. Una mossa disperata, finalizzata ad aggirare le sanzioni economiche e l’isolamento monetario alla base della svalutazione del rublo. Era infatti bastato il solo annuncio a far riprendere quota alla divisa russa risalita da 112 a 107 nei confronti dell’euro e a quota 97,75 nei confronti del dollaro. Soglie che restano comunque assai distanti dalla quotazione pre-bellica quando un dollaro valeva “solo” 75 rubli.
Putin: «Pronte le disposizioni entro la fine del mese»
Ma è una messa disperata soprattutto perché rappresenta una plateale violazione del contratto, il cui testo prevede espressamente il pagamento in valuta Ue della fornitura del gas russo. «Ho deciso di attuare una serie di misure per passare al pagamento in rubli per il nostro gas consegnato a Paesi ostili, e di rinunciare a tutte le valute che sono state compromesse», aveva comunicato Putin, accordando una settimana di tempo per l’applicazione del suo provvedimento. Il suo obiettivo è tentare di arginare gli effetti sull’economia russa – compreso il default – delle sempre più restrittive sanzioni da parte idei Paesi occidentali.
De Scalzi (Eni): «Noi abbiamo solo euro»
La questione riguarda particolarmente l’Italia, dipendente dal gas russo per il 42 per cento del proprio fabbisogno nazionale. Ma anche la Germania. Non è un caso che la reazione più ferma all’annuncio di Putin sia giunta proprio da Berlino. «Sarebbe una violazione del contratto se la Russia insistesse sul fatto che gli acquisti di gas da parte dei paesi dell’Ue debbano essere pagati in rubli d’ora in poi», aveva dichiarato il ministro dell’Economia Robert Habeck. Certo, pretendere il rispetto di clausole e postille da una nazione in guerra è una pia illusione. Ma è proprio quel che lascia intendere Claudio De Scalzi. «L’Eni – ha tagliato corto l’ad del colosso petrolifero italiano – non ha rubli. I contratti prevedono il pagamento del carburante in euro».