Armi alla Colombia, l’ambasciatore rivela il ruolo di D’Alema. Meloni: «Fuori la verità»
Una nuova puntata si aggiunge all’affaire del coinvolgimento di Massimo D’Alema sull’intermediazione per la vendita di armi alla Colombia, finita al centro di alcune inchieste giornalistiche e ora al centro anche di un’inchiesta della procura di Napoli. La Verità, infatti, ha parlato con l’ambasciatore italiano in Colombia, Gherardo Amaduzzi, che ha confermato che D’Alema lo contattò perché incontrasse Giancarlo Mazzotta, ex sindaco azzurro di un paesino del leccese, coinvolto nel tentativo di presunta intermediazione e attualmente a processo per reati di truffa e corruzione legati a fatti locali.
L’ambasciatore ammette che lo chiamò D’Alema
Dopo un’iniziale titubanza nel parlare, superata dal fatto che si trattava di notizie già emerse da altre fonti, Amaduzzi ha confermato a Giacomo Amadori, che firma l’intervista, che ricevette una chiamata di D’Alema. «Eh, che fai? Dice: “Puoi ricevere”. Ok. Lei sa anche la data dell’incontro e la mia immediata reazione aggiungo che, avendo io tratto una tale cattiva impressione, dopo averlo accompagnato fuori (Mazzotta, ndr), ho chiuso la porta e mi sono attaccato al telefono con i vertici istituzionali di Leonardo preposti a curare i rapporti internazionali».
Il diplomatico «allibito» per quanto emerso dopo
L’ambasciatore, dunque, si è detto «allibito» per quello che è emerso dopo l’incontro. «Sinceramente io, con tutta la buona volontà, poi con la telefonata dell’ex presidente del Consiglio, ex ministro degli Esteri e quant’altro, quello che è emerso dopo, al momento in cui lo ho incontrato il 25 gennaio questo signore, per me era pura fantascienza», ha spiegato Amaduzzi, chiarendo comunque di aver incalzato più e più volte il politico pugliese per sapere chi e cosa rappresentasse, senza riuscire per altro a ricavarne una riposta chiara.
Baffino e «gli interessi delle aziende italiane»
Mazzotta, però, nel corso dell’incontro durato una mezz’ora, si era definito «rappresentante tra virgolette di Leonardo e di Fincantieri». «Le ha menzionate lui – ha aggiunto l’ambasciatore – sostenendo che cercava di rappresentare gli interessi di queste aziende. Dopo di che non mi ha detto nulla, nulla di concreto». Anche D’Alema, nella telefonata che aveva preceduto l’incontro, disse al diplomatico che «“Adesso mi occupo di promuovere gli interessi delle aziende italiane all’estero”». «Primo: non avevo motivo di immaginare quello che poi è successo. Secondo: io sono istituzionale, mi chiama l’ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri», ha quindi precisato l’ambasciatore, aggiungendo che anche D’Alema ha fatto riferimento a Leonardo e Fincantieri e dicendosi convinto che l’imboscata non sia stata tesa tanto a lui, quanto «al presidente D’Alema».
Il nervosismo di D’Alema quando si parla delle armi alla Colombia
D’Alema, dal canto suo, sembra non solo non volerne parlare, ma neanche sentir parlare, come si evince dalla risposta scomposta offerta a Le Iene che hanno tentato di chiedergli un chiarimento. Epperò sul tavolo restano tutti gli interrogativi del caso, posti con puntualità da Maurizio Belpietro nel suo editoriale di oggi. «Perché un ex ministro degli Esteri debba usare un canale ufficiale, cioè l’ambasciatore italiano in Colombia, per facilitare un affare da 4 miliardi che prevede 80 milioni di commissione è difficile da spiegare con la “promozione” del made in Italy. Soprattutto è complicato capire perché spedire a Bogotà un tizio che non ha alcun ruolo in Leonardo e Fincantieri, aziende che pure in Colombia hanno loro rappresentanti».
Meloni: «Vogliamo la verità sul suo ruolo»
«Non era una trattativa? Ma allora perché Mazzotta è stato accreditato da D’Alema? Perché lo ha mandato dall’ambasciatore? Perché ricorrere a strani e non sempre raccomandabili intermediari?», si chiede il direttore de La Verità. «Dopo il lancio dell’inchiesta, oggi vengono gettate nuove ombre sul caso Colombia. Qual è stato il ruolo dell’ex premier D’Alema? Nonostante il silenzio di molti media, vogliamo che la verità venga a galla. Gli italiani ne hanno diritto», ha scritto su Facebook, Giorgia Meloni.