Quando la rete è una trappola, il racconto di Ilaria Di Roberto: “Noi vittime siamo troppo spesso colpevolizzate”

8 Feb 2022 20:47 - di Valter Delle Donne
Ilaria Di Roberto

In oltre cento Paesi si è celebrata oggi la 19esima edizione del Safer Internet Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione sulla sicurezza in rete. Il web può diventare talvolta una trappola, come sa bene Ilaria Di Roberto. Da vittima di Cyberbullismo e Revenge Porn, ha raccontato in un libro (“Tutto ciò che sono” – Europa Edizioni) la sua drammatica esperienza. Una testimonianza per sensibilizzare vittime e dissuadere i (potenziali) carnefici.

«Ci sono atteggiamenti violenti che vengono normalizzati. Spesso denunciare è un atto di coraggio. Non sai neanche, come è accadaduto a me, se verrai creduta o finirai indagata. La prima cosa è di parlarne, quindi di segnalare ai familiari agli amici. Di attivare attorno alla vittima una rete di sostegno che possa offrire supporto morale ed emotivo». Ma soprattutto, «dico alle donne di non sentirsi colpevoli, mi riferisco alle ragazze. A ogni convegno ascolto che le vittime devono evitare di condividere e che tutti i maschi sono potenziali sex offender. Con lo stesso parametro non posso comprarmi una Lamborghini, perché se me la rubano è colpa mia? Insomma, si sposta l’attenzione dal carnefice alla vittima. Dovremmo contrastare la mentalità che è alla base di revenge porn e cyberbullismo e liberare le vittime dalla colpevolizzazione».

Ilaria Di Roberto: “Nel libro “Tutto ciò che sono” racconto la mia esperienza di vittima”

Ad esempio? La narrazione è tutto. «La donna diventa protagonista in negativo. Il confine tra realtà on line è flebile. Non bisognerebbe parlare di revenge porn che in italiano significa “pornovendetta”. Cosa ha fatto di sbagliato la vittima? Io sono stata lasciata e sono stata vittima di diffusione di materiale».  «Non esiste una legge contro il cyberbullismo. Non esiste come reato anche per gli adulti. Tiziana Cantone aveva 34 anni quando le è capitato, però le è stato inquadrato tra molestie, atti persecutori». Ilaria Di Roberto ha scelto di raccontarsi in un libro, in «un tentativo di restituire una identità al mio dolore». «In questo libro – dice la 31enne scrittrice di Cori – per la prima volta narro una versione diversa della vittima». Da qui la proposta di intervenire su due fronti. «Il primo a livello giuridico, perché se un fenomeno non viene riconosciuto non ci sarà mai una soluzione». L’altro a livello di consapevolezza sociale: scuole e famiglia innanzitutto, chiunque ha un ruolo educativo è responsabile».  

  

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