Mps, la versione del pm Nastasi: «Non ho mai risposto al telefono di David Rossi»

10 Feb 2022 15:54 - di Natalia Delfino
david rossi

«Come in tutte le cose umane ci può essere stato un errore, ma che ci sia stata la volontà di insabbiare è una vergognosa falsità. Non avevamo l’intenzione di coprire nessuno e lo dimostra l’attività di indagine fatta fino a quel momento». Davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi oggi è stata la volta del pm Antonino Nastasi, sui cui comportamenti in sede di sopralluogo dopo la morte del capo della Comunicazione di Mps aveva reso una controversa testimonianza il colonnello dei carabinieri Pasquale Aglianico. Secondo quanto riferito dal militare, infatti, il pm avrebbe adottato una serie di comportamenti incauti rispetto al mantenimento dell’integrità della scena: dall’essersi seduto sulla sedia di Rossi, all’aver rovistato tra i bigliettini nel cestino della carta fino all’aver risposto a una telefonata di Daniela Santanché.

Nastasi: «Fu il magistrato di turno a dirmi di andare»

In audizione davanti alla Commissione, Nastasi, ora a Firenze e titolare dell’inchiesta Open, ha smentito ciascuna di queste circostanze, invitando i commissari a rivolgersi ad Aglieco per conoscere il perché di «certe affermazioni». «Chiedetelo a lui», ha detto il pm, che poi ha ricostruito le circostanze che portarono alla sua presenza nell’ufficio di Rossi, quella sera del 6 marzo 2013. La sera della morte di Rossi ricevette una telefonata da «un amico, un perito balistico, che mi disse di aver ricevuto da persone di Mps la notizia che David Rossi si era suicidato». «Sulle prime dissi: “Ma che stai dicendo?”, rimasi basito, non ci credetti. Dissi: “Chiamo Marini, che era il magistrato di turno”». Nastasi quindi ha riferito che il collega chiese la presenza sua e degli altri titolari dell’inchiesta Mps al sopralluogo perché «laddove ci siano correlazioni tra la morte di Rossi e le indagini Mps – gli disse – io non sono in grado di valutarlo».

«Nell’ufficio di David Rossi non c’era traccia di colluttazione»

Per questo, ha detto ancora Nastasi ai parlamentari della Commissione d’inchiesta, lui e il collega Natalini si recarono a Rocca Salimbeni. È qui, dunque, che il racconto del pm su cosa avvenne nell’ufficio di David Rossi entra nel vivo. «Prima di entrare nell’ufficio abbiamo chiesto se fossero stati fatti filmati e fosse stata fotografata la stanza. Volevamo capire se fossero stati fatti i primi rilievi e ci fu detto che era stato girato un video che riprendeva i luoghi. Solo dopo si decise di entrare», ha spiegato Nastasi, aggiungendo che «era un normalissimo ufficio, non c’era traccia di colluttazione né oggetti rotti o fuori posto. Non c’era traccia di azione violenta posta in essere da terzi».

La versione di Nastasi sulla telefonata di Santanché

Quanto ad Aglieco, il magistrato ha detto di non ricordarlo nella stanza, ma che «lo colloco nel corridoio». «Quando mi fu detto, il 9 dicembre, che il colonnello Aglieco aveva affermato che avevo risposto al telefono di Rossi alla Santanché ho detto: “Non è possibile, io sono certo di non aver risposto”». «Ho memoria certa – ha proseguito – della telefonata della Santanché perché ero rivolto verso l’esterno. Guardai il display e sul display compariva Daniela Santanché e dissi a voce alta: “Sta telefonando Daniela Santanché”. Il telefono squillò per un po’, non ho preso il telefono e non ho risposto al telefono».

«Non mi sono seduto sulla sedia e non toccai i bigliettini»

Nastasi ha smentito anche di essersi seduto sulla sedia di Rossi «e non ricordo nessuno che vi si sia seduto». Il magistrato ha spiegato di ricordare invece che «il cestino fu rovistato» e di credere il carabiniere «Cardiello si piegò per prendere i biglietti, che vennero messi sul tavolo e ricomposti». «I bigliettini furono ricomposti sulla scrivania di Rossi e per cautelarli vennero messi in un libro», ma «non ricordo di aver toccato il libro» e «non toccai i biglietti».

Il Pm: «Tutto lasciava intendere che fosse un suicidio»

«Da un lato tutto lasciava intendere che quello fosse un suicidio, le condizioni dell’ufficio e il ritrovamento dei biglietti», ha quindi affermato Nastasi aggiungendo che dall’altro lato dopo l’ispezione del medico legale viene riferito di «segni di autolesionismo sul corpo». Dunque, «l’unica ipotesi plausibile di reato configurabile era quella di istigazione al suicidio, se si voleva approfondire ciò che era avvenuto», aggiungendo che di fronte al «nulla indiziario, l’unica valutazione che poteva essere fatta è quella di una richiesta di archiviazione».

 

 

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