Fondazione Open: chiesto il rinvio a giudizio per Renzi, Boschi e Lotti. L’ex premier cita Enzo Tortora

9 Feb 2022 16:13 - di Luisa Perri
Fondazione Open

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per le 11 persone indagate nell’inchiesta sulla Fondazione Open: tra di essi figurano il senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi e il deputato del Pd Luca Lotti. L’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari si terrà il 4 aprile.

Renzi è imputato per il reato di finanziamento illecito ai partiti assieme all’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open, agli imprenditori Marco Carrai e P. D., a Boschi e Lotti. Nel processo sono coinvolte anche quattro società.
Due gli episodi di corruzione per l’esercizio della funzione che vengono contestati entrambi a Lotti, ex membro del cda della Fondazione e membro del governo tra il 2014 e il 2017, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi come ministro dello Sport, periodo in cui, secondo le accuse della Procura, si sarebbe adoperato per disposizioni normative favorevoli a due società che aveva finanziato Open, la Toto Costruzioni e la British American Tobacco. Tra le accuse anche un episodio di presunto autoriciclaggio e traffico d’influenze illecite.
L’inchiesta della procura fiorentina, guidata da Giuseppe Creazzo, è stata condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco e il pubblico ministero Antonino Nastasi.

Renzi cita la frase di Enzo Tortora

“Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso”. Questo il commento a caldo di Renzi, sulla falsariga della celeberrima frase di Enzo Tortora rivolta ai magistrati durante il processo che lo vide poi assolto.

L’ufficio stampa di Renzi al contrattacco

“Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell’accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze – fa sapere l’ufficio stampa di Renzi – È utile ricordare a questo proposito che la richiesta è stata firmata dal Procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal CSM; dal Procuratore Aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal Procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente MPS David Rossi. Questi sono gli accusatori”.

“Il senatore Renzi nelle scorse settimane aveva chiesto di essere interrogato dopo che i pm avessero risposto alle istanze della difesa. Tale risposte non sono mai arrivate. Per questo nelle prossime settimane la difesa del senatore Renzi si riserva di produrre memorie difensive in vista dell’udienza preliminare anche prima del dibattito parlamentare in Senato sul conflitto di attribuzione che si terrà ragionevolmente nel mese di marzo”, aggiunge ancora l’Ufficio stampa di Renzi.

L’inchiesta sulla Fondazione Open è nata tre anni fa

Tra i mesi di settembre e novembre di tre anni fa i militari della Guardia di Finanza, su ordini dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi, fecero eseguire decine di perquisizioni nei confronti dei soggetti privati che avevano effettuato rilevanti donazioni alla Fondazione Open, di cui è stato presidente l’avvocato Alberto Bianchi. E proprio Bianchi è stato il primo ad essere indagato per traffico di influenze illecite tra il 2016 e il 2018 e per reati in violazione della legge sul finanziamenti dei partiti politici. Durante le perquisizioni furono sequestrati anche i bilanci della Fondazione e la lista dei finanziatori. Ingente materiale, compresi pc e telefonini, fu sequestrato anche a taluni dei donatori, perquisiti in diverse città: Milano, Torino, Roma, Napoli, Parma, Bari, La Spezia, Pistoia, Alessandria e Modena. Contro i decreti di sequestro sono stati presentati ricorsi in Cassazione e poi anche al Tribunale del Riesame.

Bianchi è considerato uno degli uomini più vicini all’ex premier, uno dei membri della cerchia del cosiddetto ‘giglio magico’, come i deputati Maria Elena Boschi e Luca Lotti e l’imprenditore Marco Carrai, tutti presenti nel consiglio della Fondazione Open.

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