Meloni: «Il prossimo Capo dello Stato lo scelgano i cittadini». E affonda Prodi, Letta e Renzi

16 Feb 2022 15:38 - di Eleonora Guerra
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Sulla locandina ci sono Prodi, Letta, Renzi e una esortazione: «Il prossimo Capo dello Stato non farlo scegliere di nuovo a loro». Giorgia Meloni l’ha postata oggi sui suoi social, insieme al link che rimanda al sito presidenzialismo.it, dove è possibile sostenere la campagna per l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

Meloni: «Il prossimo presidente devono sceglierlo i cittadini»

Il prossimo inquilino del Quirinale «devono sceglierlo i cittadini», ha ribadito Meloni, invitando a firmare la la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da FdI. «Bastano pochi secondi del tuo tempo per dare più potere al popolo italiano», ha aggiunto. Rilanciata online il 9 febbraio, tre giorni dopo la raccolta di firme era arrivata a 35mila sottoscrizioni. Secondo un sondaggio di LaPolis dell’Università di Urbino e Demos per l’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, pubblicato da Repubblica nei giorni scorsi, la stragrande maggioranza degli italiani si dice a favore di una possibile Italia presidenzialista. Una percentuale che tocca l’80% tra gli elettori del centrodestra, ma che si colloca oltre il 60% anche fra gli elettori del Pd e che torna a valori plebiscitari (il 76%) anche fra chi non si colloca nei due schieramenti.

Più «potere al popolo italiano» per «uscire dalla palude»

Il 28 febbraio la proposta di legge presidenzialista di FdI, inoltre, approderà in aula alla Camera. Un’occasione in cui Meloni ha fatto sapere di aspettarsi l’apertura di «un dibattito serio» su un tema storicamente caro alla destra e tornato prepotentemente di attualità dopo le vicende intorno all’elezione di Sergio Mattarella. «Noi vogliamo fare la madre di tutte le riforme. Con il presidenzialismo i cittadini di scelgono direttamente il capo dello Stato. Hanno una garanzia di stabilità, conoscono chi li governerà la sera in cui votano», ha spiegato la leader di FdI, ricordando che una riforma in questo senso permetterebbe di «uscire dalla palude di certa democrazia parlamentare con le maggioranze che cambiamo continuamente».

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