M5s, Beppe Grillo gela Di Maio & co: «Scordatevi il terzo mandato». E poi li sbeffeggia

15 Feb 2022 17:30 - di Agnese Russo
m5s terzo mandato

Di deroga ai due mandati non ne vuole sentir parlare. Al massimo, è la linea, si può ragionare su una elezione in altri livelli istituzionali. La doccia fredda sui parlamentari M5S della prima ora arriva da Beppe Grillo, che ancora una volta si schiera dunque con Giuseppe Conte o, per lo meno, contro Luigi Di Maio, che senza terzo mandato dovrà dire addio alle Camere.

Il sarcasmo di Grillo: «In Regione guadagnate pure di più»

Grillo, secondo quanto riferito dall’Adnkronos, sarebbe stato contattato da diversi deputati e senatori “in scadenza” dopo il post del 5 febbraio intitolato “5 stelle polari”, nel quale si parlava di «rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione». «In Europarlamento o in Regione guadagnate anche di più, quindi non rompete le p…e…», avrebbe scherzato Grillo con alcuni parlamentari che sente con una certa regolarità, aggiungendo che la questione del terzo mandato è «un tema identitario, non si può derogare».

Il vantaggio del repulisti nel M5S con il no al terzo mandato

Ciò su cui al massimo si può ragionare e chiamare gli attivisti a votare, per Grillo, sarebbe dunque una rotazione fra incarichi: chi ha già fatto due mandati in Parlamento può ambire a candidarsi all’Europarlamento o ai Consigli regionali, ma non alle Camere, e viceversa. La ratio, ribadita dal garante nelle telefonate e confermata all’agenzia di stampa anche da fonti che gli sono molto, è contrastare «nicchie di poteri e correnti». C’è in questo un richiamo ai valori delle origini, ma è evidente che la conferma di questo «tema identitario» avrebbe anche la non marginale conseguenza di ridisegnare i gruppi parlamentari che verranno a misura della leadership di Conte o di chi eventualmente dovesse prenderne il posto.

E ora i parlamentari dicono: «Ci siamo tagliati le p…e da soli»

Fra i 67 non ricandidabili su 230 parlamentari ci sono, tra gli altri, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Danilo Toninelli e Vito Crimi. Dunque, anche diversi contiani dovrebbero farsi da parte. L’opzione a cui lavorerebbe chi non ci sta ad attenersi alla vecchia regola, cara a Gianroberto Casaleggio ancor prima che a Grillo, è destinare un terzo dei seggi alle riconferme, «ma nel fare le liste decidi chi vive e chi muore, una strada difficilmente percorribile…», ha detto un parlamentare della prima ora all’Adnkronos, che rivela come nelle chat giri insistentemente anche un’altra considerazione: il taglio di deputati e senatori voluto dagli stessi grillini, con il quale «ci siamo tagliati le pa..e da soli».

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