Il drammatico racconto delle chef italiano in fuga da Kharkiv: “2 giorni nel parcheggio sotterraneo, poi…”

27 Feb 2022 14:09 - di Lara Rastellino
chef italiano Kharkiv

Sembra la scena di un film apocalittico. Di quelli che raccontano la fine del mondo e la fuga impossibile dall’inferno della fine. E invece è il drammatico racconto che Salvatore Leo, lo chef dell’Osteria Il Tartufo di Kharkiv, trenta chilometri dal confine con la Russia, affida all’Adnkronos ripercorrendo gli ultimi giorni in Ucraina, fatti di paura e di amarezza, di rabbia e di caos. Un racconto che evoca immagini che anche in Ucraina tutti, fino a qualche giorno fa, si illudevamo potessero ormai essere relegate alla narrazione cinematografica. Alla finzione spettacolare.  E invece…

Lo chef italiano in fuga da Kharkiv: “2 giorni sotto terra e poi via…”

Ha dormito «per due giorni sotto terra, nel parcheggio sotterraneo della casa. Con la macchina pronta vicino», insieme alla famiglia: tutti allertati. Con «le valigie piene di vestiti e scorte alimentari nel bagagliaio». Un rifugio sicuro, improvvisato, da dove – racconta Salvatore Leo, originario della provincia di Salerno e in Ucraina da 13 anni, «ho aspettato un mio amico: un ex militare che mi è venuto a prendere nella notte e mi ha portato nel centro dell’Ucraina, dove la situazione sembra più tranquilla». Sono ore concitate, interminabili momenti di tensione. Di paura. Di coraggio e di sconforto che si alternano. E che lo chef alla guida di uno dei ristoranti italiani preferiti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ripercorre con la mente e con il cuore ancora lì: in Ucraina.

La sua osteria, il locale preferito di Zelensky

Dove solo lo scorso 11 febbraio Zelensky – racconta Leo – aveva prenotato un tavolo in una saletta riservata. E aveva cenato servito dal suo cameriere personale. Un ristorante frequentato da politici ed esponenti della leadership ucraina che davano a Leo un occhio privilegiato su quello che stava accadendo. Un osservatorio speciale dal quale decodificare, attraverso il clima tra i commensali politici, i loro umori. E persino i piatti scelti dal menù, il clima in corso. Le possibili tensioni. I potenziali rischi di una situazione che stava sul punto di esplodere. E così, mentre esattamente un mese fa, il 27 gennaio, il suo locale era pieno. I politici ucraini ordinavano ostriche e caviale bevendo champagne. Un paio di settimane fa Leo aveva notato che «qualcosa di stava muovendo». Si era detto pronto a «scappare quando scappano loro». E nel frattempo, aveva iniziato a «trasferire i soldi all’estero».

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