Calenda spara a zero sui centristi: “La parola centro mi fa schifo”. E demolisce Renzi, Mastella e 5S

7 Feb 2022 11:33 - di Chiara Volpi
Calenda

Non usa mezzi termini Carlo Calenda per definire, in un’intervista a La Stampa, cosa pensa delle prove tecniche di federazione dei centristi in corso in queste ultime settimane. «La parola “centro” mi fa schifo», asserisce (a dir poco tranchant) il leader di Azione che da giorni va dicendo e ribadendo che il suo partito «non parteciperà ad alcun progetto centrista frutto della somma di piccole forze parlamentari». Ma che, al contrario, «il percorso di Azione e +Europa andrà avanti distinto da quello delle forze centriste. Noi lavoriamo a una proposta riformista e liberaldemocratica. Centrismo e moderatismo non sono valori in cui ci riconosciamo», spiega con veemenza Calenda, illustrando (le sue) prospettive e le (sue) problematiche sul futuro della legislatura e sulle prossime elezioni.

Calenda spara a zero sui centristi: «La parola centro mi fa schifo»

Una disamina dura e pura, al cui interno Calenda spiega come nelle sue intenzioni non rientri quella di fare l’ago della bilancia per un nuovo centro (che «gli fa schifo», per l’appunto), ma di essere il perno che porterà di nuovo Draghi al governo con una maggioranza Ursula (in pratica, una maggioranza che escluderebbe solo Lega e FdI per intenderci). O meglio, per come la vede l’ex Pd: «L’ago delle bilancia è quello che prende il 5% e fa prevalere destra o sinistra, a seconda di chi gli offre più sottosegretari. Il perno è quello che stacca gli estremi e, con una maggioranza Ursula, porta di nuovo Draghi al governo».

«Serve a movimenti politici senza autorevolezza per cercare una scialuppa di salvataggio»

Ostenta idee chiare, Calenda, per quanto molto ottimistiche in termini autoreferenziali. Proposte e previsioni che animano quello che si rivela, passaggio dopo passaggio, una vero e proprio sfogo in cui il leader di Azione, sulle colonne de La Stampa, ha una “parolina” di fuoco per tutti. A partire dal concetto di centrismo: che nell’intervista al quotidiano torinese prima dichiara di «detestare». E su cui poi infierisce ulteriormente asserendo: «Non vuol dire niente, l’Italia non ne ha bisogno. Il centrismo serve a movimenti politici senza forza o autorevolezza per cercare una scialuppa di salvataggio».

Calenda su Renzi: «Vuole fare la vita del pensionato pagato da chi gli pare o il politico?»

Passando per Renzi, che Calenda vede dal futuro incerto («è già a destra: ha scelto di stare da quella parte. Ha scelto il centrino, che finirà per essere un’appendice di Forza Italia»). E sul quale commenta aspramente: «Vuole fare la vita del pensionato pagato da chi gli pare – ammesso che sia etico e secondo me non lo è –. O vuole fare il politico? Quella da premier riformista a un’alleanza con Mastella e Cesa a me sembra una traiettoria sbandata». Una sentenza di condanna politica che manda all’aria i tentativi diplomatici di qualche giorno fa, che hanno portato il leader di Azione a fare gli «auguri a Toti, Brugnaro, Cesa, Renzi, Mastella e Lupi per la buona riuscita del progetto».

Calenda infierisce pure sul fallimento del M5S

Un progetto che disapprova e delegittima. E dal quale prende anche sarcasticamente le distanze, sparando a zero un po’ su tutti convinto che «gli esperimenti centristi sono destinati a fallire». Fallimento che Calenda dà già per assodato nel caso del M5S. A proposito del quale, non lesinando una diagnosi senza speranza ancora una volta, il numero uno di Azione asserisce: «Milioni di italiani hanno creduto a delle persone che gli hanno raccontato una marea di balle, oggi ancora di più non capisco le ragioni della loro esistenza. A cosa servono? Per me non sono interlocutori, non hanno consistenza politica. Non capisco come sia passato per la testa a Giuseppe Conte, una persona che ha un profilo istituzionale e un certo prestigio, di mettersi in mezzo a quel branco di matti. A farsi logorare da Luigi Di Maio».

E a Di Maio manda a dire: «È come l’Udeur: zero ideali, tatticismo politico portato al massimo»

E la domanda dell’intervistatore sorge spontanea: Non le piace il ministro degli Esteri? «È come l’Udeur: zero ideali, tatticismo politico portato al massimo. Dopo quello che ha combinato al Mise è l’unica persona con cui non posso avere un rapporto politico. Non basta cominciare a comportarsi come un piccolo Ras democristiano di Pomigliano d’Arco per cambiare». Insomma, dialogo zero anche con i grillini? «Qualcuno rientrerà in Parlamento con il soccorso del Pd, ma al Nord non esistono più, non riescono nemmeno a fare le liste. Diciamocelo: prima scompaiono meglio stiamo tutti». E, almeno a parole, Calenda prova a farsi largo, più che altro creandosi il vuoto intorno a lui

 

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