Anche gli intellettuali di sinistra si accorgono che la schwa è una follia. E parte la raccolta di firme

5 Feb 2022 20:43 - di Angelica Orlandi
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Una raccolta firme «a difesa della lingua nostra». È comparsa su Change.org dopo che il ministero dell’Istruzione ha usato la schwa (ə) in un documento ufficiale: una procedura concorsuale universitaria per l’abilitazione a professore universitario di Organizzazione aziendale. La vocale indistinta che abolisce le differenze di genere si trovava nel settore delle discipline economico-giuridiche. Avevamo ripreso l‘ennesima deriva omologante in ossequio al pensiero unico di cui aveva dato notizia la Verità neri giorni scorsi. Ebbene, qualcosa si è mosso e deve avere risvegliato le coscienze di molti intellettuali che si sono resi conto della deriva. La petizione, lanciata da Massimo Arcangeli (linguista e scrittore, ordinario di Linguistica italiana all’Università di Cagliari), prende in esame un estratto del verbale pubblicato dal Miur.

La petizione degli intellettuali contro la schwa su change.org

Guerra dichiarata contro l’uso della schwa, in questo caso applicata alla parola professore. Nell’invito a firmare si parla di «una pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività da incompetenti in materia linguistica, che vorrebbe riformare l’italiano”. “Promotori dell’ennesima follia, bandita sotto le insegne del politicamente corretto; pur consapevoli che l’uso della “e” rovesciata non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico». Il linguaggio inclusivo, la neolingua che fa strage delle identità non aveva mai oltrepassato la soglia di documenti scolastici ad indicare i vari percorsi “alias”. Un’emblema delle battaglie Lgbt che  la sinistra intellettuale ha sempre avallato in qualche modo. Ora che la lettera Schawa è entranta in un documento del Miur anche a sinistra si è determinato un cortocircuito, un rigurgito di bile.

Anche gli intellettuali di sinistra fanno  guarra alla schwa

A firmare l'”atto di guerra” contro la schwa ci sono vari uomini di cultura che non vogliono affogare nel ridicolo. Ci sono Alessandro Barbero, Flores d’Arcais, Massimo Cacciari, Massimo Arcangeli e Angelo D’Orsi, fra gli altri. Nel manifesto dei No schwa, si sottolinea anche la mancata inclusività:  l’uso della «e» rovesciata è sostanzialmente inapplicabile e porta con sé anche «il rischio di arrecare seri danni a carico di chi soffre di dislessia e di altre patologie neuroatipiche». C’è un altro cortocircuito: se la schwa sostituirà termini frutto di battaglie femministe («direttora«, «pittora», autora» ) “avremo una bizzarra conferma di quello che alcune femministe più acculturate temono da tempo: ovvero che l’ideologia trans abbia come prime vittime proprio le donne”, è l’analisi della Verità. E poi ci sono i giornalisti Alberto Crespi, conduttore di Hollywood party su Rai Radio3, Michele Mirabella e l’ex vicedirettore del Fatto Quotidiano, Ettore Boffano. Secondo i firmatari la schwa è  un artificio «frutto di un perbenismo, superficiale e modaiolo; intenzionato ad azzerare secoli e secoli di evoluzione linguistica». Hanno fatto fuori un emblema del politicamente corretto. Saranno presi per furiosi reazionari?

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