Alemanno condannato per traffico di influenze. L’amarezza dell’ex sindaco: «Ingiusto, ricorrerò»
La Corte d’Appello di Roma ha condannato a un anno e dieci mesi Gianni Alemanno per traffico d’influenze e finanziamento illecito. Si tratta dell’unico capo d’imputazione che era rimasto in piedi dopo che la Cassazione lo scorso luglio aveva definitivamente sgonfiato la bolla mediatico-giuridiziaria di “Mafia capitale” che aveva travolto l’ex sindaco. I supremi giudici, infatti, avevano assolto Alemanno con formula piena da tutte le accuse, rinviando all’Appello il solo episodio dello sblocco dei pagamenti a Eur spa, derubricandolo e chiedendo la rideterminazione della pena. In sostanza, oggi, nel processo bis, Alemanno è stato condannato a un anno e 10 mesi per aver sollecitato l’amministrazione pubblica a pagare un proprio creditore. L’accusa aveva chiesto due anni e mezzo.
L’amarezza di Alemanno per «una condanna ingiusta»
«Questa lunga storia del processo per Mondo di Mezzo sembra non finire mai». È quanto ha scritto Gianni Alemanno sulla sua pagina Facebook. «Dopo le accuse di mafia cadute nel ridicolo, dopo le condanne per corruzione annullate dalla Cassazione, adesso arriva una nuova condanna per traffico d’influenze e finanziamento illecito ai partiti. Che cosa mi viene contestato? Aver sollecitato il pagamento da parte della società pubblica EUR Spa di debiti accertati, arretrati da tempo e ormai esecutivi. E di aver accettato un finanziamento elettorale senza verificare che questo fosse stato deliberato dal Consiglio di Amministrazione della cooperativa che lo aveva erogato. Per questo la Corte d’Appello mi ha condannato a 1 anno e 10 mesi: poca cosa, dicono gli amici, rispetto alle condanne precedentemente annullate, una pena che non incide sui mie diritti politici e che, nonostante la Legge Severino, mi permetterà di ricandidarmi. Ma rimane l’amarezza, semplicemente perché IO SONO INNOCENTE».
«Sono innocente», ha aggiunto Alemanno, «non solo perché i fatti che mi vengono contestati molto difficilmente possono essere inquadrati come degli illeciti, ma soprattutto perché nel lungo iter processuale non si è voluto prendere atto, nonostante tante testimonianze e molteplici prove, che io ho agito sempre in buona fede e spesso per puro spirito di servizio. La realtà è che sentenze come queste trovano una spiegazione solo nei pregiudizi dell’antipolitica. Pregiudizi costruiti nella coscienza collettiva per ridurre i margini di autonomia di chi viene democraticamente eletto senza essere espressione di poteri forti. Leggerò con i miei avvocati le motivazioni della sentenza per decidere se ricorrere nuovamente in Cassazione. Ma non smetterò mai, neppure per un momento, di andare per Roma e per l’Italia a testa alta e di continuare a combattere per le mie idee con animo fiero e sereno.Un grazie di cuore a Silvia, alla mia famiglia, a tutti i fratelli e gli amici che mi sono stati vicini in questi lunghi anni».
Le motivazione dell’assoluzione in Cassazione
In precedenza, l’Appello aveva condannato Alemanno a 6 anni per corruzione e finanziamento illecito. I giudici di Cassazione, annullando quella sentenza, avevano sottolineato come, di fatto, fosse arrivata senza prove. Nelle motivazioni si leggeva, infatti, che il «ragionamento» dei giudici di merito risultava «gravemente carente» e che il ruolo dell’ex sindaco nei fatti contestati risultava «del tutto vago e indimostrato».