Quirinale, l’accusa di Rampelli: «L’attuale stallo è figlio della legge elettorale della sinistra»
«Anche noi oggi riuniamo i gruppi parlamentari per approfondire il tema della successione a Mattarella. E ci sono molte personalità inclusive fin qui emerse espressione dell’area culturale del centrodestra». A parlare così è Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, tra i fondatori di FdI, ospite della trasmissione Agorà. «Ricordo tuttavia che l’impasse nella quale ci troviamo è legata a un’assenza di maggioranza parlamentare omogenea figlia della legge elettorale voluta dalla sinistra che eliminò il premio di maggioranza. Per questo motivo – spiega Rampelli – esiste oggi una maggioranza ibrida che sostiene un governo guidato da un tecnocrate».
Rampelli ospite di Agorà
Alla base dello stallo attuale c’è la consapevolezza della sinistra di perdere le elezioni del 2018. Ragion per cui, ricorda l’esponente di Fratelli d’Italia, il Pd «ha creato le condizioni per stare al governo lo stesso». Anche allora, prosegue Rampelli, «il centrodestra era maggioranza nella nazione», ma, «per quella scorrettezza, non lo era nei numeri parlamentari». Lo stesso vorrebbe fare oggi il Pd assecondando quella che il vicepresidente della Camera bolla come «logica egemonica». Vale a dire «pretendere di imporre un suo nome per il Quirinale, spacciandolo per “al di sopra delle parti”». È come se la democrazia parlamentare si prefiggesse di configgere con quella popolare, che fa registrare un largo consenso per il centrodestra.
«Il nemico di Draghi è Draghi»
Venendo invece alle questioni più stringenti, Rampelli argomenta che «il principale avversario di Draghi è Draghi stesso». E questo perché il premier ha finora scartato le due strade che in grado di condurlo al Colle: «decadere con Mattarella», che lo voluto e nominato; comunicare alla sua maggioranza «che se non va bene per il Quirinale non va bene neanche per Palazzo Chigi». Ma è una questione «che non interessa affatto FdI», il cui obiettivo è restituire «la parola ai cittadini». Quanto al Mattarella bis, si configurerebbe per Rampelli come «un’ulteriore anomalia». Pesa in ciò anche la decisione di non dare l’incarico esplorativo al centrodestra per formare il governo . «In quella fase – conclude Rampelli – Mattarella non fu super partes».