Quirinale, Bertinotti smaschera Letta: “Il Pd è immobile perché ha paura di perdere il governo”

24 Gen 2022 8:26 - di Lucio Meo

E’ un Fausto Bertinotti a tutto campo e senza peli sulla lingua quello che a “Libero” analizza le fasi di preparazione e di tatticismo in vista del voto per il Quirinale, che si aprirà oggi pomeriggio a Camere riunite. Il giudizio, soprattutto sul Pd, è devastante: “Un partito immobile che pensa solo a come restare al governo”, dice l’ex leader di Rifondazione comunista, nonché ex presidente della Camera. Il suo giudizio, da sinistra, fa chiarezza sulle strane mosse di Enrico Letta, finora capace solo di interdire l’elezione di Silvio Berlusconi al centrodestra ma non di formulare proposte, su cui si naviga ancora a vista.

Quirinale in bilico, Bertinotti contro Letta

Bertinotti non si meraviglia dell’ostracismo sul nome di Berlusconi: “È un’opposizione a una candidatura considerata nel novero delle cose possibili. Ai tempi, a un comunista o a un missino era impedita la candidatura. Oggi si fanno correre cavalli ruffiani, candidati che tutti pensano non possano vincere, mentre sotto traccia si muovono le pedine vere. Perfino Silvio, lo dico con rispetto, è stato usato così”, dice l’ultimo comunista a “Libero”, che poi aggiunge: “È difficile eleggere il presidente della Repubblica perché non siamo più una repubblica a centralità parlamentare. Le Camere sono diventate la cassa di risonanza del governo; i giochi si fanno fuori dall’Aula, dove comanda il capitalismo finanziario globale, il ‘Sistema’, come lo chiamo io. Draghi arriva dalla crisi della politica”.

Il Pd è ancora un partito? “Il Pd è un paradosso, un partito riassunto nel dogma della governabilità, sovrastato dalla volontà di governo, che lo rende immobile, mentre una forza politica è movimento per definizione. Il Centro è l’Araba Fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa, nasce fuori dalle urne quando qualcuno lo fonda dall’esterno. È investito dall’alto, non è figlio di un processo politico. Draghi è il Centro…”, è il lapidario giudizio.

Il giudizio luci e ombre sul centrodestra

Bertinotti parla anche del centrodestra: “La Lega è il solo partito rimasto, ma come tale esiste solo al Nord, è una forza territoriale. Quando si è proposto come leader nazionale, per prima cosa Salvini l’ha snaturata, dimostrando che perfino chi ha un partito oggi si comporta come se non ce l’avesse. La Meloni ha un partito ma non è abbastanza strutturato. È cresciuta molto, ma in questo contesto, sola all’opposizione, era anche facile. Berlusconi ha trasformato la Lega da forza separatista a protagonista della vita nazionale e ammesso la destra al consesso democratico, ma con il partito azienda è stato il principale attore della distruzione della politica e del sistema costituzionale, e per questo non lo vorrei capo dello Stato…”. Infine il M5S, su cui Bertinotti è feroce: “Sarà determinante nella scelta del presidente. Resiste alla perdita di centralità nel governo ma grazie al suo trasformismo, solo per quanto ancora riesce ad apparire agli occhi degli elettori come forza anti-sistema. Si sforza in maniera suicida di uscire dalla cornice dell’anti-politica ma vive solo grazie al ricordo di quel che cerca di cancellare”.

 

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