Quirinale, Berlusconi rinuncia. “Ma avevo i voti”. Meloni: “Ora serve un altro candidato unitario”

22 Gen 2022 19:17 - di Redazione

Silvio Berlusconi rinuncia alla candidatura per il Quirinale e chiede a Mario Draghi di restare a Palazzo Chigi. E’ la prima notizia clamorosa trapelata dal vertice di centrodestra sul tema del Quirinale. Collegati via Zoom i leader di Lega, Fdi e Fi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Licia Ronzulli, per Forza Italia, che ha comunicato la non disponibilità del Cavaliere, assente dal vertice su Zoom. Con loro i leader centristi, a partire da Lorenzo Cesa (Udc), Maurizio Lupi (Nci), Luigi Brugnaro (Ci) e Giovanni Toti (Cambiamo).

“Faremo una proposta comune con il centrodestra, Draghi deve completare l’opera e restare a palazzo Chigi”, informa una nota di Forza Italia (che riportiamo integralmente a fine articolo). “Basta lacerazioni sul mio nome“, è scritto. “Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto”, scrive Berlusconi, che sostiene di aver verificato comunque l’esistenza dei numeri necessari alla sua elezione. Però – prosegue – “ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica. Continuerò a servire il mio Paese in altro modo…”. Poi annuncia una candidatura del centrodestra e l’elezione di un Capo Stato “al più presto con ampia convergenza”.

Quirinale, Berlusconi rinuncia e diserta il vertice del centrodestra

Dunque, alla fine Silvio Berlusconi scioglie la riserva e rinuncia a correre per il Colle. Il Cav non si collega da remoto al vertice di centrodestra, iniziato con un’ora di ritardo e fa annunciare il ‘passo indietro‘ con una nota letta dalla fedelissima Licia Ronzulli che si collega su Zoom al suo posto, presente il numero due del partito, Antonio Tajani. L’ex premier, raccontano, nella comunicazione avrebbe spiegato che, una volta fatte le sue verifiche, ha deciso di ritirarsi. FI farà una proposta condivisa con tutta la coalizione indicando un nome che sia all’altezza della situazione, ha assicurato l’ex premier con il comunicato letto agli alleati.

I paletti di Fratelli d’Italia: “Unità del centrodestra, no Draghi al Quirinale”

Appelli all’unità del centrodestra da Fratelli d’Italia: “La cosa più importante è l’unita coalizione, noi abbiamo fatto un gesto di generosità per questo obiettivo“, ha invece detto Giorgia Meloni, nel corso del suo intervento durante il meeting di centrodestra. “Fdi e il resto coalizione pensano a durata della legislatura”. Ma la leader di Fdi ha negato che FdI abbia posto veti su Draghi al Quirinale.

“La linea di Forza Italia – è la posizione condivisa dal coordinatore azzurro Antonio Tajani  nell’incontro – è che Mario Draghi non vada al Quirinale, rimanga a Palazzo Chigi, dove è inamovibile, e che nel governo non ci debbano essere nè rimpasti, nè nuovi ingressi”, ha detto, a quanto apprende l’Ansa, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Inoltre, aggiunge Tajani “non è possibile accettare la ghettizzazione della sinistra nei confronti dei candidati del centrodestra”.

Il commento di Matteo Salvini

“Scelta decisiva e fondamentale, Berlusconi rende un grande servizio all’Italia e al Centrodestra, che ora avrà l’onore e la responsabilità di avanzare le sue proposte senza più veti dalla sinistra”, è il commento del leader della Lega Matteo Salvini, dopo la decisione del Cavaliere.

“Riunione decisiva del centrodestra e gesto fondamentale di Silvio Berlusconi per il bene del Paese e della coalizione. Nonostante il Cavaliere avesse i numeri, ha deciso un passo di lato con grande senso di responsabilità. Il centrodestra è compatto ed è pronto a formulare diverse proposte di alto profilo su cui la sinistra non potrà porre veti come fatto nelle ultime settimane”, fanno sapere dalla Lega.

La nota integrale del Cavaliere

“Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la Presidenza della Repubblica. Sono grato in particolare alle forze politiche del centro-destra che hanno voluto formulare la mia candidatura, ai tanti parlamentari di tutti gli schieramenti che hanno espresso il loro appoggio e il loro consenso, agli importanti esponenti politici stranieri, in particolare ai vertici del Partito Popolare Europeo, che si sono pronunciati a favore di questa proposta.

Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centro-destra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione. E’ un’indicazione che mi ha onorato e commosso: la Presidenza della Repubblica è la più Alta carica delle nostre istituzioni, rappresenta l’Unità della Nazione, del Paese che amo e al servizio del quale mi sono posto da trent’anni, con tutte le mie energie, le mie capacità, le mie competenze. Nello stesso spirito, ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale, ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta. L’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi.

La Nazione riparte nei momenti difficili se tutti sappiamo trovare, come avvenne nel dopoguerra, un senso comune di appartenenza nella nostra democrazia, superando le lacerazioni e al di là delle legittime ed anzi necessarie distinzioni. Per queste ragioni sono stato il primo a volere un governo di Unità Nazionale che raccogliesse le migliori energie del Paese, e che – con il concorso costruttivo anche dell’opposizione – è servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti. Per questo considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia.

In questo stesso spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica. Continuerò a servire il mio Paese in altro modo, come ho fatto in questi anni, da leader politico e da Parlamentare europeo, evitando che sul mio nome si consumino polemiche o lacerazioni che non trovano giustificazioni che oggi la Nazione non può permettersi. Da oggi lavoreremo quindi con i leader del centro-destra – che rappresenta la maggioranza nel Paese ed a cui spetta l’onere della proposta – per concordare un nome in grado di raccogliere un consenso vasto in Parlamento.

Occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale, l’opzione europea e quella atlantica, sempre complementari e mai contrapponibili, essenziali per garantire la pace e la sicurezza e rispondere alle sfide globali. Spero che il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni sappiano compiere questa scelta nel tempo più breve possibile e con un’ampia convergenza”.

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