Invotabili, divisivi, pericolosi… La macchina del fango contro i candidati del centrodestra

27 Gen 2022 18:06 - di Ginevra Sorrentino
Quirinale sinistra

Il mainstream non dorme mai. Scartabella, rievoca, ricicla e rivisita tutto ciò che negli annali può servire a screditare il nome quirinabile proposto dal centrodestra alla presidenza della Repubblica. Anzi, di più: arriva a inserire sulla lavagna, rigorosamente nella lista dei cattivi, anche chi è lontanamente riconducibile al candidato lanciato dalla coalizione opposta.

La sinistra demolisce i candidati di centrodestra al Quirinale

Con un solo scopo: accreditare definitivamente che il Colle può spalancare i suoi portoni solo a selezionatissimi membri del clan di sinistra. Si spiega solo in questi termini, infatti, l’operazione di killeraggio in corso ormai da giorni contro tutti – e veramente tutti – coloro che rientrano nei parametri indicati dall’alleanza targata Salvini-Meloni-Berlusconi. La mission è tutto fuorché impossibile: demolire i profili moderati e schiaffare sulla loro fronte la lettera scarlatta dell’impresentabilità per il Colle.

Le bordate della sinistra contro Elisabetta Casellati

Un nutrito elenco di fatti e misfatti, che l’edizione odierna di Libero enumera ed assembla in un servizio che riassume, uno per uno, tutti i pezzi forti della congiura mediatica. A partire dalle bordate sferrate contro Maria Elisabetta Alberti Casellati: solo la seconda carica dello Stato, a cui la Repubblica a caccia di streghe dedica una prima pagina da brividi, a cominciare proprio da un titolo dai richiami horror: «Colle, l’ombra di Casellati». Come se sul Quirinale aleggiasse lo spettro di chissà quale oscura presenza. E se la vetrina è tutto un programma, con lo spazio interno il quotidiano diretto da Molinari supera addirittura se stesso: e mostra quanto a fondo si possa arrivare pur di delegittimare il “nemico”.

Il bacio di Casellati con Palamara

Con la foto sparata all’interno di un saluto con bacio scambiato durante un ricevimento, niente poco di meno che con Luca Palamara. Una cosa che nulla ha a che fare con il Quirinale, ma si sa: tutto fa brodo quando serve. E poco conta, come rileva lo stesso Libero, che «all’epoca erano entrambi membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Lui era l’idolo incontrastato dell’establishment progressista visto le mazzate appena tirate a Berlusconi da presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. I due, quindi, erano palesemente collocati su fronti opposti. Non importa, i ruoli cambiano a seconda delle necessità della Ditta, il Palamara buono nel 2014 era in realtà già cattivo, e solo la Casellati lo sapeva. Pura riscrittura orwelliana.»…

Sorgi: Nordio ha scritto di tutto contro i magistrati

E che dire della performance di Marcello Sorgi nelle vesti di ospite a Di Martedì alla sola ipotesi di Carlo Nordio instradato verso il Colle più alto? Proprio lui, il magistrato che «ha scritto di tutto contro i magistrati»? Ma, la domanda sorge spontanea: non sarebbe meglio esplicitare il concetto e spiegare che, da togato, Nordio ha coraggiosamente criticato tutti quei colleghi ideologizzati che agitano toga e codicilli per fare politica? E se, come tutti i soloni della sinistra hanno sempre insegnato, e come il quotidiano diretto da Sallusti si chiede, «questi magistrati ideologizzati e in bilico sull’eversione sono una sparuta minoranza, dov’ è il problema?». e si ritorna al punto di partenza. Il Problema è che questi personaggio non sono ascrivibili alla sinistra. e, dunque, non passano al vaglio della candidatura quirinalizia.

Fango anche contro Letizia Moratti

Come Letizia Moratti, una donna in carriera con un curriculum ineccepibile. Protagonista della scena imprenditoriale e culturale del Belpaese. Già presidente della Rai nonché sindaco che, scrive Libero, «sistematizzando l’eredità Albertini, ha fatto compiere il salto definitivo a Milano (Expo, vi dice qualcosa?)». Non sia mai. E così, giù a spulciare sotto coltri di polvere dalle teche della memoria selettiva un episodio che risale niente poco di meno che a 11 anni fa. Quando, nel corso di una campagna elettorale vibrante, accusò incautamente Pisapia di aver «partecipato al furto di un’auto a beneficio dei compagni non totalmente pacifisti di Prima Linea».

La colpa di Marcello Pera? E’ amico di Ratzinger

Pisapia fu assolto, con buona pace della documentazione che asseriva l’esistenza di legami con frange estreme dell’antagonismo rosso. Eppure, di tutta quella vicenda, oggi si ricorda la pagliuzza nell’occhio della Moratti piuttosto che la trave che offuscava la vista di Pisapia. Così come Marcello Pera, fine intellettuale, egregio filosofo teoretico, nonché interlocutore privilegiato di Benedetto XVI, oltre che ex, apprezzato presidente del Senato, nella rilettura di Domani diventa banalmente l’amico di Ratzinger e, per sillogismo aristotelico, nemico di Bergoglio. E per deduzione, un sovranista che al Colle non potrebbe nemmeno varcare la soglia. E a decidere chi può e chi non deve sono sempre gli stessi: i guru dem che popolano i salotti radical chic e manovrano le leve dei media in un’unica direzione: a sinistra.

 

 

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