Il bimbo ucciso a Varese “non voleva andare dal padre”. Ma il killer aveva il permesso del giudice…

4 Gen 2022 15:46 - di Greta Paolucci
Varese bimbo ucciso

Sul caso del delitto del piccolo Daniele, il bimbo ucciso in provincia di Varese dal padre, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, vuole vederci chiaro. Del resto, in questa fase, occorre sgomberare il campo da sospetti e dubbi, e chiarire il quadro della situazione in cui è maturata la tragedia dell’uccisione di un bambino di appena 7 anni. A tal fine, dunque, la guardasigilli – e lo si apprende da fonti di via Arenula – ha chiesto all’ispettorato di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari».

Bimbo ucciso a Varese: aveva paura e non voleva andare all’incontro col padre…

Nel frattempo, da fonti giudiziarie si apprende che il padre killer, Davide Paitoni, che deve rispondere di omicidio «con l’aggravante della premeditazione e della commissione contro un discendente». E di averlo commesso per «motivi abbietti», si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida davanti al gip di Varese. L’uomo, assistito dall’avvocato Stefano Bruno, non ha risposto alle accuse ed è tornato nella sua cella. Non solo. Il 40enne di Morazzone (Varese) deve rispondere anche del tentato omicidio aggravato della moglie, da cui si stava separando. E il piccolo aveva paura. Non per niente il Corriere della sera riporta le parole del nonno della giovanissima vittima, che lette oggi straziano il cuore. «Il bambino non voleva andare. Noi abbiamo sbagliato a portarlo dal papà. Ma lui aveva il permesso del giudice…».

Bimbo ucciso a Varese: il ministro Cartabia chiede accertamenti urgenti

E a proposito di situazioni “preliminari”, allora, va detto che la Procura di Varese svela in una nota che nei suoi uffici pende un procedimento penale nei confronti di Davide Paitoni, in carcere per l’omicidio del figlio di 7 anni, «per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno». «Le denunce – precisa la nota della procura guidata da Daniela Borgonovo – risalgono ai mesi di marzo e aprile scorso. E si inquadrano nel contesto del conflitto familiare scaturito dalla decisione della moglie di separarsi». Lo stesso comunicato rileva altresì che «non sono pervenute segnalazioni di ulteriori ed analoghi episodi con riguardo a nessuno dei familiari dell’indagato». «Non sono pendenti, presso questa procura – conclude la nota – neppure procedimenti per maltrattamenti in famiglia o atti persecutori».

Il padre killer era ai domiciliari per una coltellata a un collega

Eppure, Davide Paitoni, in carcere per l’omicidio del figlio di 7 anni, era noto negli uffici di quel distretto giudiziario di Varese. E per un fascicolo ben preciso, sul tentato omicidio di un collega di lavoro. Procedimento su cui sono in corso indagini preliminari. «Il 26 novembre scorso, nel corso di una lite degenerata in colluttazione, Paitoni avrebbe estratto un coltello e colpito il collega», precisa in una nota la stessa Procura. Tanto che – e a sottolinearlo è lo stesso procuratore Daniela Borgonovo – dopo l’arresto in flagranza da parte della polizia giudiziaria, il pubblico ministero «ha qualificato il fatto come tentato omicidio. E ha chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato. Anche per precedenti denunce».

La Procura: «Dal gip sì agli incontri con moglie e figli. Non riconosciuta la pericolosità»

Nello specifico, allora, come anticipato in apertura, si tratta di denunce per lesioni e minacce, presentate a marzo e aprile scorso, dalla moglie e dal suocero. Il giudice per le indagini preliminari, comunque, «ha accolto la richiesta (del pm, ndr), ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio. Attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite. E, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio». Poi, come drammaticamente noto, la situazione è degenerata. «Di fronte a questa tragedia. A questo gesto sconvolgente. Impensabile. Ingiustificabile, non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele. E impegnarci ancora di più contro la violenza», ha dichiarato il procuratore di Varese Daniela Borgonovo. Una violenza che, in questo caso, ha armato la mano di un padre, con precedenti e ai domiciliari, contro un bimbo indifeso di soli 7 anni…

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