È morto Calisto Tanzi, visionario ex patron della Parmalat che scalò le vette del successo e precipitò col crac
È morto a 83 anni l’ex patron della Parmalat Calisto Tanzi. L’uomo delle iperboli, che portò l’azienda alimentare al top dell’industria del food. E che poi sprofondò nel crac del 2003, che gli costò il carcere, insieme ad alcuni dei massimi dirigenti dell’impresa. L’imprenditore dalle intuizioni visionarie e delle scalate al vertice, ma anche il manager delle cadute nelle polveri che, dotato di un istintivo fiuto per gli affari, portò la Parmalat nell’empireo dei marchi più conosciuti al mondo. Ma che poi, con altrettanta spinta propulsiva, precipitò nel crollo che culminò nei processi che ne seguirono.
È morto a 83 anni l’ex patron della Parmalat Calisto Tanzi
E tra gli altari e le ceneri, quel decennio che va dagli anni ’70 agli ’80 e che vide Calisto Tanzi protagonizzare nell’universo imprenditoriale. Con investimenti massicci tributati alla promozione commerciale dei propri marchi. E con precise strategie mediatiche incentrate su un’alchemica mistura promozionale che, tra campagne pubblicitarie innovative e sinergie comunicative capaci di spaziare dallo sport al settore alimentare, tracciò il percorso che avrebbe sublimato il trionfo della sponsorizzazione sportiva. Un viatico segnato dalle partecipazioni illustri dei campioni di sempre: dai campioni di sci alpino Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, ai piloti di Formula 1 Niki Lauda e Nelson Piquet e alla scuderia Brabham.
L’imprenditore delle iperboli, dal successo mondiale al crac
Un viaggio galvanizzante e mirato che, peraltro, avrebbe portato Tanzi ad acquistare, proprio negli anni Ottanta, il Parma Calcio. La squadra che, neopromossa in serie A, dal suo arrivo e durante il suo management conquistò i più grandi successi fin qui conseguiti: tra cui la Coppa delle Coppe vinta nell’indimenticabile notte di Wembley nel 1993. Eppure, esattamente a dieci anni da quel trionfo, sarebbe arrivato il crac. Il crollo che avrebbe portato in cella il manager ambizioso. In carcere l’imprenditore restò per un periodo, fino a che non gli fu concessa la misura degli arresti domiciliari per questioni di salute. Quel crollo, che sconvolse non solo la città di Parma – in cui il marchio di Calisto Tanzi rappresentava davvero un’istituzione – ma l’intera nazione, scossa da quella discesa agli inferi di un deus ex machina come lui, lo avrebbe segnato per sempre.