Acca Larenzia 44 anni dopo, l’omaggio di Fratelli d’Italia a Francesco, Franco e Stefano

7 Gen 2022 12:38 - di Eugenio Battisti

Per non dimenticare. Per rinnovare un giuramento. Dopo 44 anni da quel maledetto 7 gennaio 1978. Anche quest’anno l’ex sede missina di Acca Larenzia è stata meta di un pellegrinaggio simbolico in memoria di Francesco Ciavatta, Franco Bigonzetti e Stefano Recchioni. Tre giovanissimi militanti del Fronte della Gioventù. I primi due freddati all’uscita della sede da un commando di Nuclei Armati per il contropotere territoriale. Il terzo Stefano Recchioni, colpito alla testa da un agente in borghese. Eppure la strage di Acca Larenzia non conosce ancora colpevoli. Dopo quasi mezzo secolo.

Acca Larenzia, l’omaggio di Fratelli d’Italia

In mattina una delegazione di Fratelli d’Italia Roma guidata da Fabio Rampelli e Massimo Milani ha deposto tre corone di alloro nei luoghi dove sono caduti i tre giovani di destra. Un rito silenzioso, tutt’altro che nostalgico o marziale. Il primo cuscino è stato deposto davanti al portone della sezione dove è morto Bigonzetti. La secondo corona qualche metro più distante, dove si accasciò Francesco Ciavatta, inseguito e freddato alle spalle. “Mi brucia tutto dentro”, disse ai fratelli che cercarono invano di soccorrerlo. Infine all’angolo dove fu ucciso Stefano Recchioni, militante di Colle Oppio neppure diciottenne. Accorso come tanti altri sul luogo della strage.

La deposizione di fiori e la mano sul cuore

Durante la deposizione uomini, donne e ragazzi si sono schierati in fila sull’attenti e hanno portando la mano al cuore in onore di Francesco, Franco e Stefano. Tra i presenti anche Nicola Franco, presidente del VI municipio, Andrea De Priamo, consigliere comunale.  “Da quel giorno nulla è stato più come prima e mai più lo sarà”, dice Rampelli ricostruendo su Facebook l’acre cronaca di quel 7 gennaio.

Il tempo del coraggio  e degli ideali

“Era il tempo del coraggio. Quello in cui un manipolo di ragazzi pieni di cuore e di ideali cercavano a mani nude di difendere la libertà. Messa in pericolo da un’ondata  di estremismo rosso che aveva conquistato perfino le istituzioni. Fiancheggiatrici di quel terrorismo brigatista che insanguinò l’Italia negli anni di piombo”. Così il vicepresidente della Camera che sottolinea la vittoria di quella generazione. Che seppe risollevarsi da quell’atroce persecuzione fisica.

Rampelli: quella generazione ha vinto

“Sembrava fossimo destinati a diventare una colonia sovietica. E dovessimo rinunciare alla democrazia.  All’identità nazionale. All’indipendenza conquistata in secoli di battaglie dai nostri avi. Non andò così.  quella generazione ha vinto. Siamo ancora qui, nel nome di quelle vite innocenti. La morte non l’ha spuntata”.

“Subito una commissione d’inchiesta”

Rampelli torna a chiedere al Parlamento l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla violenza negli anni di piombo. “Per riaprire le indagini e assicurare alla giustizia i colpevoli non ancora individuati di crimini efferati come la strage Acca Larenzia. Per la quale nessuno ha ancora pagato”.

Gramazio: siamo qui per ricordare e niente più

Un cuscino di fiori è stato deposto anche da Domenico Gramazio a nome del Cis (Centro iniziative sociali) Alberto Giaquinto. “Oggi ricordiamo, come è giusto che sia, tre ragazzi brutalmente assassinati, e niente di più”, dice l’ex senatore di An di fronte alle puntuali polemiche dei nostalgici degli anni di piombo e della retorica resistenziale. “Piuttosto che polemizzare, sarebbe molto più utile chiedere di fare chiarezza una volta per tutte su quanto accaduto 44 anni fa”.

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