Terza dose, dispaccio urgente per il gen. Figliuolo: gli italiani capiscono “richiamo”, non “booster”

15 Dic 2021 20:14 - di Niccolò Silvestri
booster

Si può vincere una guerra, in questo caso contro il Covid, comunicando con i cittadini in una lingua che non capiscono? Probabilmente sì, ma con il rischio di ritardare l’arrivo della vittoria. Per Alberto Sordi, invece, la velocità nella comunicazione era tutto.«Questi n’à pònno vince a guera perché nun so’ padroni d’a lingua», dice dei soldati tedeschi in un Americano a Roma. Ma la sua è una lezione che abbiamo archiviato troppo in fretta. E ora eccoci qua a pretendere di mobilitare i cittadini per la terza dose del vaccino utilizzando il termine booster anziché “richiamo“. Un’usurpazione linguistica che ha indignato persino l’Accademia della Crusca. «“Richiamo” è una parola conosciuta e familiare al pubblico italiano», ricordò il 6 novembre scorso il presidente Claudio Marazzini. Magari bastasse.

Anche la Crusca è contro il termine booster

E magari ci fosse di mezzo solo il booster. In realtà di anglicismi siamo ormai alluvionati con termini che tracimano ovunque, fino a raggiungere le pieghe più nascoste delle nostre istituzioni. L’Oscar del nonsense spetta senz’altro alla nostra tv pubblica che pretende di diffondere e valorizzare la lingua italiana nel mondo  con una struttura che però si chiama Rai International. Da non credere. E che dire del renziano Jobs Act atterrato in pompa magna sulla Gazzetta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti? Roba da far accapponare la pelle se pensiamo alle celebrazioni dedicate quest’anno al Sommo Dante nel 700esimo anniversario della sua morte.

La nostra lingua infestata dall’ita-inglese

Senza tralasciare che abbiamo appena ribattezzato Ita Airways la compagnia di bandiera che fino ieri esibiva il bellissimo e futuristico Alitalia. E si potrebbe continuare all’infinito, chiamando in causa il neolatinorum in uso tra i manager, quelli per i quali fa più “fico” dire call al posto di telefonata o briefing in luogo di riunione di lavoro. O la pubblicità dei creativi che nello spot di un auto sono capaci di sparare parole straniere a raffica salvo intendersi sul prezzo, quello sì in chiarissimo italiano. Insomma, siamo circondati dall’ita-inglese e probabilmente finiremo per arrenderci anche al booster vaccinale. Non resta perciò che confidare nell’ottimo commissario Figliuolo. Forza generale, tocca a lei non far passare il Covid… e lo straniero.

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