Tarchi: “Nessuno può ignorare la centralità di FdI. Ma al momento giusto l’accusa di fascismo tornerà”

18 Dic 2021 10:41 - di Adriana De Conto
Tarchi

«È il riconoscimento del ruolo centrale che, grazie alla forte crescita dei consensi, il partito ha assunto all’interno del centrodestra, e di conseguenza nel sistema politico italiano. Un dato che nessuno può più ignorare». Sta parlando della kermesse di Atreju, di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia e del suo peso all’interno della coalizione il professor Marco Tarchi. Docente di Scienze politiche a Firenze, ideologo della Nuova destra, il professore parla a tutto campo, dalla partita del Quirinale all’accusa di fascismo che a cadenze regolari piombano sul partito di Giorgia Meloni. Per cui la domanda di Maurizio Caverzan nella lunga intervista sulla Verità è d’obbligo. Ad Atreju, conclusasi una settimana fa, sono venuti tutti i leader dei partiti. Mentre fino a poco tempo fa alla Meloni veniva chiesto ossessivamente di prendere le distanze dal fascismo e da gruppi come Forza nuova. Vuole dire che tale pregiudiziale è caduta?

Tarchi: “L’accusa di criptofascismo a FdI verrà rispolverata quando tornerà utile al Pd”

“Solo apparentemente”, risponde Tarchi in modo molto sincero. “Quando si presenteranno occasioni di contrasto su temi importanti, l’accusa di criptofascismo verrà rispolverata da ambienti di centrosinistra. Del resto, questo compito continuano a svolgerlo, in tv, giornalisti e commentatori schierati su posizioni di sinistra radicale, che al momento opportuno torneranno utili anche al Pd».  Dunque è stata tutta un manfrina? Non proprio.  Sono aspetti tattici di strategie che la politica conosce da sempre”, analizza il professore entrando nel vivo di meccanismi tattici che al momento giusto vengono messi in campo: “Si dialoga pacatamente con l’avversario quando si ritiene conveniente esibire un volto moderato; salvo poi derubricarlo a nemico e attaccarlo duramente nelle situazioni in cui si vuole convincere l’elettorato dei “pericoli” che esso rappresenta».

Tarchi: “Mi preoccupa l’apologia dell’odio di Saviano”

L’intervista punta sull'”odiatore” per eccellenza di Giorgia Meloni, quel Roberto Saviano che ogni giorno cerca un pretesto per attacchi velenosi: non ultimo   l’accusa di essersi appropriata dell personaggio di Atreju della Storia infinita di Michael Ende. Il professore minimizza su questo risvolto “lettarario” sulla legittimità di ispirarsi alla visione del mondo di Tolkien e di Ende. Sono polemiche antiche, spiega Tarchi, un “vezzo ideologico”. E’ invece è molto più preoccupato dell’ “l’apologia dell’odio per i ‘nemici politici’ che Saviano ha recitato nella stessa occasione. Sembra di essere ritornati alla stagione che produsse l’orribile slogan “Uccidere un fascista non è un reato”, con le ben note conseguenze di quelle parole. Se a pronunciare quelle frasi fosse stato un esponente della destra, dal Quirinale fino alle piazze imperverserebbero le proteste più vigorose. Invece, tutto tace”, ammette Tarchi.

“La destra combatta il politicamente corretto”

Chiamato ad esprimersi sulla svolta conservatrice di FdI, Tarchi fornisce chiavi di lettura interessanti. L’invito alla destra italiana è di non accanirsi sul “richiamo ad un nazionalismo che, pur declinato con la prudente etichetta di patriottismo, rischia di apparire – ed essere – anacronistico” Cita come esempio “la polemica antifrancese”. C’è invece uno spazio amplissimo per declinare il conservatorismo ” se quella destra scegliesse come suo obiettivo polemico principale quell’egemonia del politicamente corretto“. Ideologia pericolosa  che mina “la libertà di ricerca scientifica, di insegnamento e, ormai, anche di pensiero. Contrapporre, in questo campo, il conservatorismo al progressismo, con solidi argomenti e non solo con slogan, significherebbe anche dar voce a preoccupazioni diffuse negli strati popolari della società”.

Patria, Europa, Natale

Sul termine “capo dello Stato patriota” e sul ritorno della parola “Patria” nel lessico politico, frutto di tante polemiche,  Tarchi  spiega: “Le parole si trascinano dietro i significati che a esse vengono attribuiti in certi periodi. Il fascismo ha usato e abusato di questo termine, cercando di attribuirsene il monopolio, e le destre oggi ne pagano lo scotto. Non da oggi, la sinistra preferisce sostituirlo con “nazione”. Molto chiaro anche sull’Europa che tenta surrettiziamente di “cancellare” il Natale in nome dell’inclusività: tema complesso che “richiama in causa la questione del politicamente corretto, e quelle connesse dei pericoli della crescita dei caratteri multiculturali e multietnici delle società occidentali.

“Se il centrodesta vincesse le elezioni…”

Tarchi si dice “dubbioso” che il  centrodestra riuscirà a essere veramente determinante nella partita del Quirinale. Giudica la mossa di Salvini di sollecitare per primo i leader di partito “un modo come un altro per riguadagnare centralità mediatica. Ma dubito che la mossa abbia effetti pratici». E sulla  candidatura di Berlusconi è possibilista: “Tutto può accadere, ma l’evento mi pare improbabile: e tutt’ al più può risolversi in una sorta di omaggio formale degli alleati alla sua figura istituzionale”. E, rimanendo nel campo del centrodestra, se dovesse essere vincente alle elezioni, al termine dell’esperienza Draghi, i poteri forti gli consentiranno di  prendere la guida del Paese? Tarchi risponde che “le alchimie istituzionali per impedirgli di governare avrebbero poche possibilità di successo”, se l’elettorato manifestasse una volontà chiara. E, in cauda venenum: “A meno che il fuoco di sbarramento non provenisse dall’interno della coalizione. E questa è un’eventualità tutt’ altro che peregrina: Forza Italia e centristi sono mine vaganti”.

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