Socci cambia idea su papa Francesco: non è facile la sua missione, sull’Ue ha parlato da “sovranista”

12 Dic 2021 17:48 - di Redazione
Socci papa

Antonio Socci non ha lesinato critiche, in passato, a papa Francesco. E’ stato un campione del fronte anti-Bergoglio, giungendo a metterne in discussione la legittimità. Insomma ha dato voce a quel manipolo di antipapisti che considerano il pontefice argentino una sorta di Anticristo. Oggi lo stesso Socci, in un lungo articolo su Libero, rimette in discussione le sue posizioni. E riconosce che “è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori (non so cosa è peggio)”.

“Non hanno capito – è il suo commento – che al papa non interessa avere tifosi, ma cristiani con il cuore ardente, che escano dalle sacrestie e portino a tutti l’abbraccio di quel Salvatore che ha pietà di loro. Soprattutto a chi è più lontano e “perduto”.

Quindi Socci sottolinea la conferenza stampa in cui il Papa ha difeso “la sovranità” e le “identità” dei paesi europei,  mettendo in guardia dalla pretesa “imperiale” della UE e da “una superpotenza che detta i comportamenti culturali, economici e sociali” imponendo a tutti le proprie “colonizzazioni ideologiche”. Un discorso da “sovranista” dettato dall’indignazione per il documento Ue che pretendeva di abolire la parola Natale in nome di una fumosa inclusività.

“Chi scrive in passato non ha lesinato critiche (anche troppo dure, talora con poca carità) – continua l’articolo di Socci –  Anni fa mi vidi arrivare una lettera autografa del papa che mi ringraziava per il mio libro e, fra le altre cose, aggiungeva: «Anche le critiche ci aiutano a camminare sulla retta via del Signore». Poi mi prometteva le sue preghiere, per me e per la mia famiglia «chiedendo al Signore di benedirvi e alla Madonna di custodirvi». Un gesto di paternità (anche verso mia figlia) che mi commosse e un gesto di umiltà per nulla scontato, che mi ha fatto riflettere e mi ha riempito di stupore: un papa che ringrazia personalmente per le critiche (dure) e si umilia davanti a un cane sciolto come me (che di certo non sono un santo) non può lasciare indifferenti. Si firmava mio «fratello e servitore nel Signore»”.

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