“Se ce la fa, un minuto dopo si va a votare”: il Pd ricorre alle minacce pur di far fuori Berlusconi
A un mese all’apertura dei giochi per l’elezione del capo dello Stato, il Pd di Enrico Letta comincia ad avere davvero paura che Berlusconi possa farcela. Non si spiega diversamente il fatto che il Pd stia salendo sulle barricate minacciando lo sconquasso del sistema, agitando la carta della paura delle urne: «Se ce la fa, un minuto dopo cade il governo Draghi e si va a votare», assicurano dal Nazareno, citando lo stesso Draghi che ha escluso una prosecuzione del suo governo se la maggioranza si spaccasse sul Colle. Un retroscena de la Stampa dà conto di quanto il segretario dem e il suo pd siano in tilt sulla questione Colle. Venuto meno l’agognato sì di Mattarella a un suo reincarico; vista l’impraticabilità di campo di potersi presentare all’appuntamento con un proprio candidato, l’ipotesi di eleggere Silvio Berlusconi come prossimo presidente della Repubblica terrorizza la sinistra tutta.
Pd: “Se dovesse vincere il Cav, chi ha a cuore la durata del governo se lo scordi”
Per cui, al momento, l’ordine di scuderia sembra essere : terrorizzare. Il Pd prova a giocare la carta della paura, dello spauracchio del voto anticipato che agita diversi parlamentari e gli attuali ministri: “Se dovesse vincere Berlusconi, quelli che hanno a cuore la durata del governo se la scordano“: è una delle voci intercettate dal quotidiano torinese. L’approdo del Cavaliere al Quirinale sarebbe indigesto al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle. Che non hanno ancora una strategia ben precisa per la partita per il Colle. Entrambi i partiti sono tra l’altro in combutta: il Pd non ha gradito la fuga in avanti di Giuseppe Conte sulla candidata donna:senza dire quale né indicando un senso politico. Per cui l’unico collante che al momento unirebbe la maggioranza giallorossa è togliere di mezzo la candidatura del leader di Forza Italia.
Quirinale, il Pd e la paura che Berlusconi possa farcela
La prova provata di questo schema la fornisce lo stesso Enrico Letta. Che intervistato da Repubblica, ha già messo in discussione la stabilità dell’esecutivo se Berlusconi dovesse essere eletto: “Sarebbe una contraddizione totale, che minerebbe la stessa tenuta del governo. E con Berlusconi sarebbe esattamente così: candidato di bandiera del centrodestra, la mattina dopo casca il governo“. Ma si tratta di una paura strumentale. Una carta della disperazione. C’è, infatti, chi fa notare l’esatto contrario, almeno stando alle ipotesi più accreditate. E cioè che l’ipotesi di elezioni anticipate sarebbe più vicina con l’attuale Mario Draghi al Colle. La paura del Pd e i tentativi di screditarne l’eleggibilità si fondano sui numeri.
I numeri
La situazione numerica in Parlamento testimonia che questa volta il pallino del gioco è in mano al centrodestra. La coalizione si riunirà a gennaio per tirare le somme e concordare la strategia definitiva. In quell’occasione Berlusconi potrebbe sciogliere le riserve ed essere ufficialmente il candidato del centrodestra. Fa i conti il Giornale: Tra senatori, deputati e delegati regionali, il centrodestra può contare su 451 grandi elettori. La soglia della maggioranza assoluta (per eleggere un presidente dal quarto scrutinio in poi) è fissata a quota 505; e non sarebbe così lontana se si riuscisse a fare sponda con Italia Viva: con il sostegno dei 42 renziani mancherebbero solo 12 preferenze al traguardo. Un traguardo alla portata, e gli stessi conti se li fanno i giallorossi si mette male: “un asse tra Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e uguali e altre formazioni del centrosinistra potrebbe contare su 414 voti. Letta e Conte cercheranno di imbarcare i voti di Italia Viva e di Azione, Ma i due leader, Matteo Renzi e Carlo Calenda sono stati chiarissimi: “no” a un centrosinistra a trazione grillina.