Nuovo attacco di Spadafora a Conte: «Se va avanti così, il M5S finisce per scendere sotto il 10%»
Si conferma una spina nel fianco di Giuseppe Conte. L’ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, torna all’attacco del ‘suo’ leader. Proprio mentre nel movimento è caos totale sulle prossime mosse in vista della partita del Quirinale. In una lunga intervista al Corriere della Sera presenta il conto all’ex premier.
Spadafora all’attacco di Conte: così scendiamo sotto il 10%
“Così – incalza Spadafora – rischiamo di scendere sotto il 10% se non torniamo ad una azione politica incisiva. Penso che le sue prime scelte, come accedere al finanziamento pubblico, riabilitare la figura di Berlusconi, astenerci al Senato su Renzi e Cesaro, rimettere in discussione i due importanti referendum su eutanasia e cannabis, abbiano disorientato non poco il nostro elettorato”. L’ex ministro grillino si dice molto preoccupato dai sondaggi che danno il movimento in calo progressivo. Poi dispensa critiche ai ritardi interni nella formalizzazione della classe dirigente. Al momento, prosegue l’affondo di Spadafora, “se ci fossero elezioni anticipate, non sappiamo nemmeno chi sarà a prendere le decisioni, visto che il Consiglio nazionale, non è stato ancora formalizzato. E sono passati 5 mesi dall’approvazione dello statuto”.
La base grillina è disorientata e delusa
Spadafora si fa megafono dei mal di pancia della base, tradita dal nuovo corso di Conte. Definito ‘fallimentare’. Fin dagli esordi contiani era stato molto scettico. “È un po’ in affanno rispetto al progetto iniziale. E alla spinta iniziale che voleva imprimere già dai primi giorni della sua presidenza”. Insomma un compito più grande di lui, che il vanaglorioso ex premier probabilmente aveva sottovalutato. Ma sulla partita del Colle che si misurerà la tenuta e la compattezza dei 5Stelle. Che per ora non si sbilanciano e non vanno oltre indicazioni generiche per un presidente donna. “Conte deve riuscire a tenere uniti i gruppi parlamentari, che devono essere coinvolti in un ragionamento politico condiviso. E non a cose fatte“.
Non c’è solo Draghi. In politica c’è sempre un’alternativa
Spadafora ha le idee chiare. E dice di respingere con forza l’idea che o si elegge Draghi o non c’è alternativa. Non risparmia critica al premier del “governo dei migliori”. “Onestamente – dice – mi ha molto colpito quella conferenza stampa. Temo che lo abbia allontanato piuttosto che avvicinarlo al Quirinale. Oltre ad essere inedita, la palese autocandidatura ha dimostrato poca sensibilità politica e una percezione distorta del rapporto con il Parlamento. Testimoniata anche dalla gestione della legge di Bilancio. Cose che hanno raffreddato anche gli entusiasti. In politica c’è sempre un’alternativa, ed è la politica stessa a doverla generare”. Insomma niente Draghi alla successione di Mattarella. Spadafora è di quelli che pensano che “la storia e lo standing internazionale del presidente Draghi siano un valore per la guida del governo. Soprattutto in un momento in cui la pandemia non è superata. E la gestione del Pnrr solamente agli inizi”.