“Lucano ha strumentalizzato l’accoglienza a fini politici”. Così il tribunale che ha condannato l’ex sindaco di Riace

17 Dic 2021 20:44 - di Gloria Sabatini

“Mimmo Lucano, da dominus indiscusso del sodalizio, ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica”. Si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Locri. Che ha condannato l’ex sindaco di Riace, il 30 settembre scorso, a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Un pena che tanto ha scandalizzato le anime belle della sinistra ‘ inclusiva”.  Quelle che si spellavano le mani per il francescano modello Riace.

Il giudice di Locri: Lucano ha strumentalizzato l’accoglienza

La sua – si legge ancora nella sentenza- era un’organizzazione “tutt’altro che rudimentale. Che rispettava regole precise a cui tutti si assoggettavano. Permeata dal ruolo centrale, trainante e carismatico di Lucano. Il quale consentiva ai partecipi da lui prescelti di entrare nel cerchio rassicurante della sua protezione associativa. Per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi,. Collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale”.

Un’organizzazione tutt’altro che rudimentale

Si fa riferimento alla furbizia, alla falsa innocenza, alla mera apparenza. Dalle motivazioni della condanna firmata dal presidente del  Tribunale di Locri, Fulvio Accurso, esce un profilo molto compromesse dell’ex sindaco di Riace. Coccolato dai paladini dell’accoglienza senza se e senza ma. “Nulla importa che sia stato trovato senza un euro in tasca, come orgogliosamente egli stesso si è vantato di sostenere a più riprese», scrive il giudice. «Perché ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia. Travestita da falsa innocenza. Ignorando però l’esistenza di un quadro probatorio che ha restituito al Collegio un’immagine ben diversa da quella che egli ha cercato di accreditare all’esterno”.

Investimenti per arricchimento personale

Lucano, “dopo aver realizzato l’encomiabile progetto inclusivo dei migranti, che si traduceva nel Modello Riace, invidiato e preso ad esempio da tutto il mondo, essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse. Con progetti di rivalutazione del territorio, che, oltre a costituire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica, si sono tradotti nella realizzazione di plurimi investimenti.  L’acquisto di un frantoio e di numerosi beni immobili – scrive il giudice – da destinare ad alberghi per l’accoglienza turistica. Che costituivano, una forma sicura di suo arricchimento personale. Su cui egli sapeva di poter contare a fine carriera. Per garantirsi una tranquillità economica che riteneva gli spettasse. Sentendosi ormai stanco per quanto già realizzato in quello specifico settore“.

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